Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 17:47
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Brexit, e se i veri europeisti fossero i Lord?

Immagine di copertina
La Camera dei Lord

Questa settimana approda alla Camera dei Comuni la legge di ritiro dall’Unione Europea, con tanti emendamenti inseriti dalla Camera dei Lord che cercano la riconferma. Intanto a Bruxelles la pazienza inizia a diminuire

Se qualcuno pensa ancora che nel Regno Unito la Camera dei Lord abbia solo una funzione folkloristica e rappresentativa, beh allora ci ripensi. Questa volta i Lord a fare da “passacarte”, venga perdonata la forza della parola, non ci sono proprio stati. Alla legge di ritiro dall’Unione Europea, conosciuta come European Withdrawal Bill, hanno presentato ben 15 emendamenti sui quali altrettante volte il governo, guidato dal partito conservatore della premier Theresa May, è andato sotto incassando delle sconfitte.

I peers, come li chiamano nel gergo istituzionale, alla Camera dei Lord sono in maggioranza Laburisti, partito di opposizione guidato da Jeremy Corbyn, rappresentante della corrente più a sinistra e radicale del partito.

Nel ping-pong che questo disegno di legge sta conoscendo da ormai diversi mesi, si gioca il futuro del Regno Unito al suo interno e, cosa che preme di più all’opinione pubblica, al suo esterno, vale a dire in che modo si voglia divorziare rimanendo “amici” con l ’Unione Europea. Un matrimonio da ridimensionare, ma pur sempre un divorzio.

Le due fazioni si distinguono sommariamente in due parti. Coloro che vogliono un distacco netto con Bruxelles e quelli che ne vorrebbero una versione soft, mantenendo un relazione quanto più stretta possibile, specie per garantire la linfa vitale di ogni stato degno di questo nome, ossia la fluidità del commercio estero.

I labour a loro volta sono in maggioranza per la versione soft, dato che fra le loro fila prima del referendum erano in netta maggioranza gli “europeisti”, diventati nel tempo difensori della versione detta appunto “soft Brexit”. Fra i conservatori invece, a maggioranza anti-europeista, prevale comunque una buona fetta di parlamentari eurofili, cosa che sta creando non pochi problemi alla signora May, che a suo tempo si schierò per rimanere all’interno dell’Unione europea, seppur senza dannarsi l’anima come ricorda qualcuno degli addetti ai lavori.

Theresa May cammina su un ponte tibetano, perché i Brexiteer più intransigenti del suo partito potrebbero di colpo staccare la spina al governo, in piedi grazie anche a 10 parlamentari del partito nord-irlandese Dup.

La legge arriverà alla Camera dei Comuni martedì e gli emendamenti da tenere d’occhio sono riassumibili in pochi punti.

Rimanere all’interno dell’Unione doganale europea

Il primo riguarda la richiesta, introdotta dai Lord, di rimanere all’interno dell’Unione doganale europea, facendo cadere uno dei paletti di Theresa May sull’indiscutibilità di questo punto.

Questo consentirebbe di mantenere tutti i rapporti commerciali vivi con il resto del mondo, visto che l’Unione doganale europea è la voce della politica commerciale di tutti i suoi membri agendo come blocco unico di fronte al pianeta.

Il Regno Unito eviterebbe così di negoziare oltre 40 trattati commerciali, che diventerebbero carta straccia, con paesi extra-Ue.

Il commercio sarebbe privo di dazi doganali fra i paesi membri e garantirebbe l’eliminazione del problema del confine delle “due irlande” su successivi controlli di frontiera per le merci, vitale per le due economie e la garanzia della pace raggiunta nel 1998 con il God Friday Agreement.

Il potere di veto della Repubblica Irlandese

Un altro emendamento è quello che prevede di dare il potere di veto al governo irlandese nel caso in cui la soluzione al problema del confine non sia soddisfacente. Un colpo al nazionalismo britannico si potrebbe dire, ma gli irlandesi hanno chiesto garanzie all’Ue, e sembra che le richieste siano arrivate anche a Londra: il commercio con il Nord Irlanda britannico è fondamentale, così come la pace raggiunta trent’anni fa.

Eliminazione della data ufficile di abbandono dal testo di legge

Altro punto controverso che i Lord hanno proposto riguarda l’eliminazione della data di abbandono dal disegno di legge. Questo sarebbe superfluo, dato che la data è già ben chiara dal momento della notifica del Regno Unito all’ Ue, il 29 marzo 2019.

L’eliminazione precluderebbe però la possibilità di chiedere l’estensione del periodo di permanenza ai restanti 27 paesi come previsto dai trattati europei. Questo non piace ai radicali della Brexit, che temono che il processo non abbia mai fine.

Permanenza nell’Area Economica Europea

Infine, quello che probabilmente non passerà, riguarda la richiesta di rimanere anche all’interno dell’ Area Economica Europea. Questo sarebbe una sorta di modello norvegese, in cui si accede senza dazi commerciali al mercato unico  senza essere membri dell’Unione.

Con questa soluzione si manterrebbe aperta la porta anche per i servizi finanziari, vero fiore all’occhiello dell’economia di Sua Maestà. Verrebbe a mancare ovviamente la rappresentanza nel Parlamento Ue e l’influenza sulla scrittura delle leggi. Con questo modello bisogna inoltre garantire la libera circolazione delle persone.

Il tema dell’immigrazione è stato il punto forte della battaglia degli anti-europeisti e si presenta forse come  l’emendamento con più bassa difficoltà di approvazione alla Camera dei Comuni, visto che il Labour ha dato appoggio per l’Unione Doganale, ma non per l’Area Economica Europea, di cui comunque vorrebbe mantenere tutti i benefici ma cambiandone il nome.

Una parte dei Labour però voterà a favore,  lo stesso gruppo laburista che appoggia un altro referendum per far decidere agli elettori sul futuro accordo con l’Unione europea, sperando nella retromarcia e nella sognata permanenza comunitaria.

A due anni dal referendum, ancora non ha una forma la futura relazione, con mancanza di proposte valide e accettabili da parte di Londra. Bruxelles ha già da tempo fatto sapere che il Regno Unito non potrà mai avere gli stessi benefici della permanenza completa, facendo scelte selettive che inviterebbero anche altri stati a seguirne l’esempio.

Inoltre, anche l’Europa vorrebbe quanto prima risolvere la quesione dando priorità ai temi caldi e le sfide che l’attendono come unione bancaria, difesa comune e organizzazione interna in un mondo che ragiona sempre più per sfere d’influenza. Insomma, anche dal vecchio continente la pazienza sembra stia venendo a mancare. Perché altre priorità sono all’orizzonte. Anzi, sono già in agenda.

E allora questa settimana si spera – a meno di ulteriori rinvii – di capire se la desueta Camera dei Lord abbia influenza, o se non sia per l’ennesima volta un’assemblea senza vero potere. Intanto a fine mese il Consiglio Europeo aspetta risposte e soluzioni fattibili, con il tempo che stringe e la pazienza pure, caratteristica fondamentale nell’arte della diplomazia.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Inchiesta – Così il gigante europeo Rheinmetall vende macchine per produrre munizioni a Paesi che armano la Russia
Esteri / Benvenuti nel “nuovo” Medio Oriente: ecco cosa aspettarsi nella regione per il 2025
Esteri / Il grande equivoco di Donald Trump: così il divario tra aspettative e realtà può cambiare gli Usa
Ti potrebbe interessare
Esteri / Inchiesta – Così il gigante europeo Rheinmetall vende macchine per produrre munizioni a Paesi che armano la Russia
Esteri / Benvenuti nel “nuovo” Medio Oriente: ecco cosa aspettarsi nella regione per il 2025
Esteri / Il grande equivoco di Donald Trump: così il divario tra aspettative e realtà può cambiare gli Usa
Esteri / La Cina è già pronta alla guerra con gli Stati Uniti d’America
Esteri / Francia-Germania: perché l’asse che reggeva l’Europa si è arrugginito
Esteri / Siria: Usa raddoppiano le truppe e inviano a Damasco una delegazione per incontrare Hayat Tahrir al-Sham
Esteri / Ucraina: scontro a distanza tra Putin e Zelensky e la Russia torna a bombardare Kiev
Esteri / Gaza: oltre 45.200 morti dal 7 ottobre 2023, 77 nelle ultime 24 ore. Cisgiordania: coloni assaltano e incendiano una moschea in un villaggio palestinese. Israele apre un'indagine. La Svezia non finanzierà più l’Unrwa. Siria: delegazione Usa incontra al-Jolani a Damasco. Centcom: "Ucciso in un raid il leader dell'Isis"
Ambiente / È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale
Esteri / Perché Luigi Mangione, accusato dell’omicidio dell’a.d. di United Healthcare, è stato incriminato per terrorismo?