Migranti, il Brasile invia truppe al confine col Venezuela per i disordini alla frontiera
Dopo i disordini alla frontiera, il governo ha inviato 120 uomini delle Forze di sicurezza nazionale nello Stato settentrionale di Roraima alla frontiera con il Venezuela
Il governo brasiliano ha ordinato l’invio di truppe al confine con il Venezuela dopo gli scontri tra popolazione locale e migranti, episodi che si stanno moltiplicando nella regione con l’esodo dei venezuelani e dei nicaraguensi in fuga dal loro Paese in crisi.
La decisione è stata presa durante una riunione del presidente Michel Temer con alcuni ministri chiave nel Palazzo presidenziale di Planalto. Il governo ha così deciso di inviare un contingente di 120 membri della National Force nella regione settentrionale del Paese.
Questa decisione è stata presa in seguito alle violenze verificatesi nella città di confine di Pacaraima (nel nord), dove ci sono stati degli scontri a causa di un episodio che ha visto un commerciante derubato e aggredito. Violenza, questa, attribuita a venezuelani.
Decine di abitanti della zona, in cui vivono un migliaio di migranti in strada, hanno distrutto i due campi di fortuna improvvisati e hanno dato fuoco ai loro averi. Colpi d’arma da fuoco, negozi chiusi e rifiuti per le strade.
“È stato terribile, hanno dato fuoco alle tende e tutto a tutto quello che c’era dentro”, ha detto Carol Marcano, una donna venezuelana.
Tre brasiliani sono rimasti feriti, secondo la polizia militare. Nessuna informazione, però, sulle vittime venezuelane.
Sono decine di migliaia i venezuelani in fuga dalla crisi politica, economica e sociale del loro Paese che negli ultimi anni sono emigrati in Brasile.
Nel primo semestre, circa 56.740 venezuelani hanno cercato di regolarizzare la loro posizione in Brasile per ottenere il diritto di asilo o di residenza temporanea.
Ma “circa 1.200 migranti sono tornati in Venezuela” nella notte da sabato a domenica, coem conferma ad AFP il portavoce del gruppo multidisciplinare brasiliano (ONG, esercito, organizzazioni locali) che operava al confine con il Venezuela.
La città di Pacaraima “sembra oggi un deserto, tutto è molto tranquillo, i rinforzi della polizia sono arrivati e i mercati hanno riaperto”, ha detto un residente di questa città di circa 12mila abitanti.
L’arrivo dei rinforzi alla frontiera è stato fortemente voluto dal governatore dello stato locale di Roraima, Suely Campos, che ha affermato di temere che, con i migranti, aumentino gli episodi di crimine.
Intanto ministero degli Esteri venezuelano ha invitato il Brasile a prendere “misure per garantire la sicurezza dei cittadini venezuelani e delle loro proprietà”.
Le tensioni in fatto di immigrazione stanno aumentando in altri paesi dell’America Latina, alimentati dalla crisi in Venezuela ma anche in Nicaragua, dove il presidente Daniel Ortega sta schiacciando un movimento di protesta.
In Ecuador, i migranti venezuelani sono bloccati al confine, dove ora viene chiesto un passaporto, che la maggior parte non ha, invece di una semplice carta d’identità.
In Perù, le autorità per l’immigrazione hanno annunciato domenica l’arresto a Lima di diciotto venezuelani irregolari, che lavorano in ristoranti e locali notturni della città.
Proprio la settimana scorsa, circa 20mila venezuelani sono entrati in Perù, secondo le autorità locali, che avranno bisogno di un passaporto dal 25 agosto.
Le autorità peruviane hanno anche avanzato domenica il termine per richiedere un permesso temporaneo per consentire ai venezuelani di lavorare e accedere ai servizi sociali.
“Solo i venezuelani che entrano in Perù entro il 31 ottobre possono richiedere un permesso”, si legge in un decreto presidenziale. Una volta in Perù, questi migranti avranno tempo solo fino al 31 dicembre per presentare il loro dossier, mentre inizialmente la scadenza era il 30 giugno 2019.
Alcuni migranti venezuelani attraversano diversi paesi del Sud America per raggiungere l’Argentina, che da settembre metterà in atto un controllo più rigoroso dei flussi migratori, come ha riferito il direttore nazionale dei servizi migratori argentini, Horacio Garcia, citato dal quotidiano La Nacion.
Ha anche parlato dell’uso di un’applicazione che consentirebbe alla polizia di determinare lo status di un migrante. Se quest’ultimo non regolarizza il suo status dopo un mese, sarà espulso dal Paese, dove sono circa 25mila i venezuelani che si sono stabiliti da gennaio.