Bradley Manning, ultimo atto
Dopo essere stato riconosciuto colpevole di 19 casi d'imputazione, il soldato americano rischia fino a 136 anni di carcere
Il soldato Bradley Manning è stato assolto dalla corte militare di Fort Meade dall’accusa di collaborazione con il nemico, ma il 25enne americano che tre anni fa consegnò a Wikileaks ben 700 mila documenti riservati non è riuscito a evitare la condanna per 19 capi d’imputazione, tra cui cinque accuse di spionaggio, cinque di furto, la violazione di alcune leggi militari e per frode informatica.
Oggi, alle 15.30 italiane, Manning conoscerà il suo destino. Si era già dichiarato colpevole di aver trasmesso illegalmente le informazioni riservate e di altri nove capi d’accusa. Dopo aver evitato l’ergastolo per l’accusa più grave, adesso il soldato rischia comunque fino a 136 anni di reclusione, perché colpevole di 19 capi d’accusa su 21. I procuratori militari avevano chiesto un giudizio molto più severo, indicandolo come “traditore” e come alleato di al Qaeda.
A Washington si è tenuta una marcia di protesta a sostegno del soldato americano. Successivamente, davanti alla Casa Bianca, i manifestanti si sono riuniti per un sit-in.
“La condanna di Manning testimonia il pericoloso estremismo dell’amministrazione Obama”, afferma la stessa Wikileaks. Il presidente Barack Obama è stato più aggressivo di tutti i suoi predecessori nella ricerca dei responsabili dell’attacco alla sicurezza nazionale. A seguito di quanto successo, Obama ha ordinato nuove misure di protezione dei materiali riservati tra cui l’introduzione di un monitoraggio automatico delle reti utilizzate dalle autorità pubbliche, al fine di rilevare grandi download di dati che sono insoliti per il lavoro di governo.
Manning, fin dall’inizio, tentò di contattare numerosi giornali internazionali sostenendo di avere del materiale rilevante riguardante azioni di governo e dell’esercito che avrebbero aperto un dibattito tra i cittadini statunitensi.
“Manning ha violato il suo giuramento militare e ha messo a rischio le vite e carriere di molti”, ha detto l’ex portavoce del Dipartimento di Stato PJ Crowley. Proprio Crowley si dimise nel 2011 dopo aver criticato pubblicamente il trattamento del Pentagono a Manning in un carcere militare.
Julian Assange e Wikileaks diedero la possibilità al soldato americano di rendere pubblici questi documenti, evidenziando come l’esercito e il governo statunitense abbia mentito su alcune delle sue operazioni di guerra e di politica estera degli ultimi anni. La “soffiata” a un hacker amico, gli costò l’accusa da parte del suo governo. Il suo percorso culminerà con la sentenza definitiva di oggi alle 15.30.