Almeno 28 morti in Siria per i bombardamenti di caccia russi sui civili
Tra le vittime anche dei bambini. Il 31 dicembre due soldati russi erano stati uccisi in un attacco dei miliziani dell'opposizione armata siriana
Secondo quanto riferito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, almeno 28 persone sono morte nelle ultime 24 ore in seguito ad alcuni attacchi di caccia russi e dell’artiglieria dell’esercito fedele al governo di Bashar al-Assad in zone residenziali dell’enclave ribelle assediata in Ghouta orientale, alla periferia di Damasco.
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Tra le vittime ci sono anche undici donne, sette bambini e un volontario dei Caschi bianchi, l’organizzazione umanitaria per la difesa dei civili in Siria.
L’attacco potrebbe rappresentare una rappresaglia per l’uccisione, avvenuta il 31 dicembre, di due militari russi nella aerea di Hmeymim, a sud di Latakia. Secondo quanto riferito dal ministero della Difesa russo il 4 gennaio, i responsabili dell’attentato sarebbero dei miliziani dell’opposizione armata siriana.
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“Il 31 dicembre 2017, al calar della notte, il campo d’aviazione di Hmeymim ha subito un improvviso fuoco di mortaio da parte di un gruppo di miliziani sovversivi: due militari sono rimasti uccisi nel bombardamento”, recita il comunicato del ministero della Difesa russo.
Sempre secondo questo comunicato, citato dall’agenzia di stampa russa TASS, ci sarebbero state 10 violazioni del cessate il fuoco in Siria nelle ultime 24 ore.
Secondo il ministero russo, la maggior parte di queste si è verificata in territori controllati dal gruppo terroristico al-Nusra, legato ad al-Qaeda.
A maggio, Russia, Iran e Turchia hanno raggiunto un accordo per stabilire in Siria quattro zone di de-escalation dove è vietato condurre attacchi. Queste si trovano in Ghouta orientale, alla periferia di Damasco, nella provincia meridionale di Daraa, nell’area circostante la città di Homs e nella provincia di Idlib, insieme ad alcune aeree delle vicine province di Aleppo, Latakia e Hama.
Al momento, quasi 400mila civili sono assediati in Ghouta orientale dalle forze fedeli al governo di Damasco.