Bolivia, accordo tra il Mas e il nuovo governo: nuove elezioni senza Morales
Bolivia, accordo tra il partito di Morales e il nuovo governo per indire nuove elezioni
Il governo della presidente ad interim Jeanine Anez e il Movimiento al Socialismo (Mas) dell’ex presidente Evo Morales hanno trovato un accordo sulla modalità in cui si svolgeranno le nuove elezioni in Bolivia. Il progetto di legge, approvato al Senato il 23 novembre è adesso al vaglio della Camera dei deputati. Sulla data delle elezioni, invece, non c’è ancora un accordo e dovrà essere il Tribunale elettorale a stabilire il giorno in cui gli elettori potranno di nuovo recarsi alle urne.
Una volta approvato il regolamento elettorale alla Camera entro venti giorni l’assemblea legislativa dovrà nominare i membri del Tribunale supremo elettorale (Tse) che a quel punto stabilirà la data del voto.
L’accordo prevede che alle prossime liste elettorali possano prendere parte tutti i partiti, ma resta il vincolo sui candidati: non potrà presentarsi chi è già stato eletto in maniera continuativa per due mandati. Il leader del Mas Evo Morales e l’ex vicepresidente Álvaro García Linera saranno quindi esclusi dai giochi.
L’accordo è un primo tentativo di pacificazione del Paese. Dopo l’auto-proclamazione della presidente Anez, in Bolivia si sono scatenate forti proteste contro il neonato governo, che hanno costretto l’esecutivo a “tornare sui propri passi” e ad aprire al dialogo con il Mas e con le forze politiche fedeli a Morales.
Nella città di El Alto, migliaia di manifestanti sono scesi in piazza poco dopo la proclamazione del nuovo governo gridando al “golpe” e lo stesso è accaduto nelle città del dipartimento di Sant Cruz. Le proteste sono state represse con forza dalla polizia. Nelle ultime settimane il bilancio delle vittime “anti-golpiste” è salito a 23. La strategia di protesta che ha “piegato” al compromesso l’esecutivo è stata soprattutto quella dei blocchi stradali, che hanno reso difficili persino l’arrivo di risorse alimentari ed energetiche.
Se la situazione si fosse protratta senza alcun cedimento, il rischio di una guerra civile non sarebbe stato affatto remoto. Questa soluzione potrebbe finalmente placare le proteste e dare inizio a una nuova fase di “normalizzazione” dell’attività politica, in cui saranno i cittadini a poter scegliere i propri rappresentanti.