Il canale di Suez è bloccato, l’economia mondiale sta perdendo 340 milioni di euro all’ora
Il blocco del canale di Suez, dove martedì 23 marzo 2021 si è arenata una nave portacontainer più lunga di piazza San Pietro, potrebbe costare l’equivalente di 8,16 miliardi di euro al giorno, pari a 340 milioni di euro l’ora. È la stima “approssimativa” della rivista di settore Lloyd’s List, citata da Bloomberg, e basata su un valore giornaliero di 5,1 miliardi di dollari per le merci dirette a occidente e di 4,5 miliardi di dollari per quelle dirette a oriente.
A tentare di liberare la portacontainer, in questi giorni è stata chiamata una delle società che già aveva lavorato al recupero della Costa Concordia, naufragata di fronte all’isola del Giglio nel 2012. L’olandese Smit Salvage nota nel settore per i salvataggi di alto profilo, spesso abbordando navi in tempesta, ha inviato a Port Said la propria nave Boka Da Vinci, pronta a prendere parte alle operazioni di recupero. Oltre a Smit Salvage la compagnia che opera la Ever Given, Evergreen Marine, ha dichiarato di aver ingaggiato la giapponese Nippon Salvage.
Secondo quanto riportato da Reuters, Peter Berdowski, amministratore delegato di Boskalis, che ha acquisito Smit Salvage nel 2010, ha dichiarato che al momento non è possibile escludere che le operazioni per rimuovere la Ever Given, entrata 5 metri nella riva del canale, possano richiedere diverse settimane.
Negli scorsi giorni un altro veterano del recupero della Costa Concordia, il “salvage master” Nick Sloane, ha detto a Bloomberg che il momento migliore per liberare il canale potrebbe arrivare domenica o lunedì, con l’aiuto dell’alta marea che dovrebbe aggiungere altri 46 centimetri di profondità. Nel caso dovesse fallire il tentativo, Sloane ha detto che sarà necessario attendere almeno altri 12 giorni prima che la marea torni a un livello adeguato.
Nel 2020 quasi 19.000 navi sono passate per il canale che collega il Mar Rosso con il Mediterraneo , una media di 51,5 navi al giorno. Attualmente, secondo dati compilati da Bloomberg, 185 navi sono in attesa di attraversarlo. Nel canale, in cui transita circa il 12 percento del commercio globale, sono stati rilevati 75 incidenti nell’ultimo decennio, oltre un terzo dei quali hanno riguardato navi portacontainer nella maggior parte dei casi per arenamento.
Shoei Kisen Kaisha, società giapponese proprietaria della nave, si è scusata per i disagi causati dall’incidente, affermando che non si sono verificate perdite di carburante e impegnandosi a risolvere la situazione nel più breve tempo possibile. Secondo la compagnia i 25 membri dell’equipaggio, tutti cittadini indiani, sono al sicuro.
Martedì la Ever Given, lunga 400 metri e dal peso di quasi 220mila tonnellate, si è arenata nel canale mentre si dirigeva verso i Paesi Bassi dalla Cina con un carico di 200.000 container, a causa del forte vento. Da allora le centinaia di navi che ogni settimana transitano nel principale canale al mondo sono bloccate in fila in attesa della fine delle operazioni di soccorso.
Secondo quanto riportato da Reuters, Shoei Kisen Kaisha e le compagnie che hanno assicurato la nave dovranno far fronte a richieste di risarcimento nell’ordine di svariati milioni di dollari per i ritardi e i costi aggiuntivi.
I mercati petroliferi non sembrano essere preoccupati al momento da un blocco del traffico marittimo nel canale in cui transita circa il 10 percento del petrolio mondiale. Dopo la sospensione, mercoledì i prezzi globali del petrolio sono aumentati del 6%, compensati giovedì da un calo di oltre il 4%. La mancanza di una reazione sostanziale al blocco è finora dovuto a pressioni al ribasso dal lato della domanda e dell’offerta del mercato. Nel caso il dovesse continuare tuttavia gli operatori dovranno cercare rotte alternative e più costose. Quelle che ad esempio passano intorno al capo di Buona Speranza in Africa meridionale possono richiedere due settimane in più.
Secondo quanto riportato dal New York Times, citando la società di ricerche di mercato Kpler, le petroliere per il momento bloccate nel canale trasportano 8,8 milioni di dollari di greggio, meno di un decimo percento dei consumi giornalieri globali, per un valore di circa 550 milioni di dollari.
Nel 1967 a seguito della guerra dei sei giorni tra Egitto e Israele, il canale rimase chiuso per otto anni, lasciando intrappolate le quindici navi che vi stavano navigando allo scoppio del conflitto, che divennero note come parte della “flotta gialla”, per la sabbia che vi si era depositata. Dopo la guerra dello Yom Kippur del 1973 che portò alla prima crisi petrolifera, nel 1974 iniziarono le operazioni di sgombero a cui seguì la riapertura l’anno successivo.
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