Bill Gates: “Vaccino per il Coronavirus? Puntiamo a un miliardo di dosi all’anno”
Bill Gates: “Vaccino per Coronavirus? Puntiamo a un miliardo di dosi all’anno”
Per il vaccino contro il Coronavirus, su cui la sua Fondazione ha investito molto, Bill Gates dice di puntare a “uno o due miliardi di dosi all’anno”, per permettere a tutta la popolazione mondiale di avere accesso alla cura senza che le autorità debbano scegliere a chi dare precedenza. Il fondatore di Microsoft si confessa in un’intervista esclusiva a La Stampa e racconta degli studi sul vaccino anti-Covid e di come è stato gestito il finanziamento della sua Fondazione. In più, Gates commenta anche la decisione del presidente americano Donald Trump di uscire dall’Oms, dicendosi contrario.
Riguardo al finanziamento per il vaccino contro il Coronavirus, Gates ha specificato che “ha due componenti”, una parte “riguarda la ricerca e i trial, di cui beneficia tutto il mondo”, mentre l’altra “è la manifattura, e qui c’è una certa priorità data alle forniture agli Usa”. Secondo l’imprenditore “la Biomedical Advanced Research and Development Authority ha dato più fondi di tutti gli altri Paesi messi insieme”, ma per avere il vaccino in tempi brevi “la chiave è la scala, avere fabbriche in tutto il mondo per produrre i vaccini che superano la Fase tre”.
In quest’ottica, la Fondazione di Gates sta lavorando affinché si possa arrivare ad aprire più fabbriche del vaccino, in Asia, in America e in Europa. “Se riusciamo, ad esempio, ad avere 1 o 2 miliardi di dosi all’anno, l’allocazione non è più un problema acuto. Se ne facciamo solo 100 milioni, allora diventa un rompicapo impossibile: quale Paese viene prima? Lo diamo al personale sanitario? La gente paga per competere? Noi vedremmo un ibrido, in cui alcune fabbriche daranno una percentuale di priorità al Paese in cui si trovano”. La “strategia” di Gates, dunque, è quella di produrre in massa il vaccino: con uno o due miliardi di dosi all’anno, la copertura non sarebbe proprio per l’intera popolazione mondiale, ma riuscirebbe a coprirne una grossa fetta.
Sull’uscita degli Usa dall’Oms, il fondatore di Microsoft ha le idee chiare: “Nessun donatore è interessato a rimpiazzare semplicemente i fondi sottratti, perciò certamente incoraggerò gli Usa a restare membri dell’Oms e continuare il sostegno che forniscono”.
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