Bielorussia, la dissidente Tarasevich a TPI: “Lukashenko usa il Covid per violare i diritti umani. Vuole annetterci alla Russia”
“Non sappiamo in che condizioni uscirà di prigione, e se effettivamente potrà uscire”. Con queste parole inizia la conversazione di TPI con Ksenia Tarasevich, 24 anni, fondatrice di Legalize Belarus, associazione partner del gruppo internazionale Students for liberty che si batte per i diritti civili, la promozione della democrazia, e la legalizzazione delle droghe leggere in Bielorussia.
Ksenia fa riferimento a Piotr Markielau, segretario dell’associazione, arrestato durante un flash mob pacifico contro il governo del dittatore Lukashenko, che ha da poco vinto le elezioni riconfermandosi al governo per la sesta volta dal 1994. Piotr aveva inscenato il famoso trend del “coffin dance” sul social Tik Tok, inscenando il funerale della democrazia in Bierlorussa, trasportando una finta bara (qui il video).
Ksenia è provata e molto preoccupata per Piotr. È riuscita ad emigrare in Polonia prima che bloccassero internet nel suo Paese di origine. L’attivista Piotr Markielau ha 25 anni, in passato ha denunciato torture in prigione, dove era stato recluso per altri atti contrari al governo. Veniva svegliato ogni ora di notte, spesso tenuto in piedi, gli veniva negato il sonno, in condizioni igieniche precarie, e senza possibilità di uscire o camminare, nemmeno per un’ora d’aria [Bielorussia, le proteste dell’opposizione dopo la vittoria di Lukashenko “ultimo dittatore d’Europa” | FOTO]
Ksenia, in Bielorussia hanno bloccato l’accesso internet. Era mai successo?
No, non era mai successo. Solo nel 2010, proprio dopo le elezioni, quando però internet era molto diverso. Quindi è difficile fare una comparazione con la situazione di oggi.
Parliamo di Piotr. È riuscito a parlare con qualcuno?
Purtroppo è completamente isolato. Il nostro governo utilizza la pandemia come strumento di repressione. Con la scusa del Covid-19 gli è stato negato anche di interloquire con il suo avvocato. Ma questo non ha senso: può interagire con le guardie ma non con l’avvocato o i familiari. Durante gli arresti precedenti riuscivamo a interagire con lui attraverso il suo avvocato.
Cosa succederà dopo il suo rilascio?
Non lo sappiamo, se uscirà dovrà stare in casa. Il rilascio è previsto per questi giorni, ma non siamo sicuri di quanto potrà accadere.
Le persone in Bielorussia percepiscono oggi la dittatura?
Certamente, basta guardare quante persone erano in strada, anche se è difficile contare, anche perché ci sono state molte sparatorie da parte della polizia. È la prima volta nella storia moderna che il Paese esce in strada contro il governo. Protestare contro il governo è vietato in Bielorussia, quindi chi lo sta facendo sta dimostrando molto coraggio. Significa che le persone sono stufe e chiedono che la dittatura termini.
Cosa possono fare Paesi come l’Italia o l’Unione europea?
Purtroppo non abbiamo molti rapporti commerciali o politici con l’Ue o con l’Italia. Per questo non si può confrontare nemmeno con la situazione in Ucraina del 2013/2014. Quello che si può fare è sostenere consapevolezza sul problema e denunciare la violazione dei diritti umani. Anche sanzioni economiche o pressioni economico-politiche potrebbero aiutare. Però vorremmo sentire qualcosa di più rispetto a: “Siamo molto preoccupati per la situazione in Bielorussia”.
Le persone possono scappare dal Paese o trasferirsi in altri Paesi?
Il governo permette l’uscita, ma nessun Paese accetta, se non con permessi di soggiorno, di lavoro o di studio. Solo l’Ucraina ha aperto le porte.
Qual è il ruolo della Russia in questa situazione?
È molto complicato. Il nostro Paese sta incolpando la Russia di aver mandato degli eserciti privati tra Bielorussia e Ucraina. Però la Russia vuole che Lukashenko rimanga al potere. Potenzialmente se Lukashenko rimarrà presidente per 5-10 anni, la Bielorussia rimarrà molto dipendente dalla Russia, ed eventualmente il Paese potrebbe essere annesso alla Russia. Questo crediamo sia il piano.