Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 17:52
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

L’uomo che ha perso gli arti per aver difeso sua figlia da uno stupro

Immagine di copertina

Bant Singh è stato punito con l'amputazione di due braccia e una gamba per aver fatto condannare all'ergastolo i colpevoli dello stupro di sua figlia

Il 5 gennaio 2006 Bant Singh, un operaio agricolo della casta dei dalit (degli oppressi) e attivista nel villaggio Jhabar, nello stato indiano del Punjab, venne brutalmente aggredito e picchiato da uomini armati con spranghe di ferro e asce appartenenti alla casta superiore Jat.

Il dalit perse entrambe le braccia e le gambe durante l’efferato attacco inflitto come punizione, poiché si era opposto a una casta superiore combattendo in nome della giustizia, nel tentativo di dare un nome e un volto agli uomini che violentarono sua figlia. 

Ora un nuovo libro intitolato The ballad of Bant Singh racconta l’incredibile storia del dalit che perse i suoi arti per difendere con coraggio e forza l’ideale della giustizia. 

(Qui sotto Bant Singh su una sedia a rotelle)

La storia, la voglia di giustizia e la rinascita di un dalit

Bant Singh si muove su una sedia rotelle, impegnato a rilasciare interviste in occasione della presentazione del suo libro. Accanto a lui appare una ragazza, alta, slanciata e attraente. Si chiama Baljit Kaur, è sua figlia. 

Il 6 luglio del 2002, la giovane donna allora appena adolescente venne accerchiata da un gruppo di uomini che, a turno, la stuprarono. Una volta rientrata a casa, la ragazza non nascose quanto accaduto alla famiglia. “Fu in quel momento che insieme a mio padre, iniziammo a condurre una lotta per chiedere giustizia”, ha raccontato Baljit a un quotidiano locale indiano. 

Per quattro anni, Bant Singh e sua figlia chiesero a gran voce giustizia. L’uomo rappresentò il raro caso in cui un dalit appartenente a una casta inferiore (un intoccabile) riuscì a far condannare i colpevoli all’ergastolo. 

Ma quest’azione condannò per sempre lui e la sua famiglia, costretti a pagare un prezzo altissimo. 

“Un lavoratore dalit non ha né soldi né influenza. Tutto quello che possiede è il proprio corpo che deve usare per guadagnarsi da vivere. Lo stesso vale per una donna dalit. Il suo corpo può essere facilmente visto come un oggetto, quindi se ne può abusare senza porsi alcun problema”, ha raccontato Bant. 

Il suo di corpo è stato spezzato e ridotto a un solo arto funzionante, ma la sua forza di vivere non l’ha mai abbandonato. Nonostante l’uomo dovette trascorrere lungo tempo in terapia intensiva, a causa delle profonde ferite riportate, non lasciò mai la lotta per la giustizia. 

Il primo passo in questa direzione fu quello di appellarsi alle autorità di polizia affinché conducessero un’azione più severa contro i colpevoli. 

I giornali locali non hanno mai parlato della vicenda di Bant Singh. “Dopo l’attacco subito, abbiamo contattato i media”, ha raccontato un amico dell’uomo. “Nessuno ha mai fatto cenno al pestaggio di un dalit. Solo quando le sue membra sono state amputate come punizione, i giornalisti ne hanno parlato”. 

Ma la vicenda di Bant non è passata inosservata, provocando indignazione fra gli abitanti del villaggio e la presa di coscienza collettiva. Il dalit che ha combattuto gli uomini jat era diventato il simbolo della resistenza degli oppressi nel Punjab. 

I suoi sostenitori iniziarono a moltiplicarsi anche altrove. Ma a salvare la vita di Bant è stato il suo stesso spirito di sopravvivenza. Il diciottesimo giorno dopo l’amputazione, nonostante le sue condizioni fisiche fossero sempre gravi, l’uomo sorprese i medici e gli altri pazienti dell’ospedale intonando dal suo capezzale alcune canzoni della setta religiosa degli Udasi. 

I suoi canti di giustizia sono di fatto diventati le voci degli oppressi e della lotta di classe. Oggi la sua musica ha raggiunto in lungo e in largo diverse parti dell’India, ispirando decine di oppressi. 

(Qui sotto Bang Singh racconta la sua storia)

Ti potrebbe interessare
Esteri / Inchiesta – Così il gigante europeo Rheinmetall vende macchine per produrre munizioni a Paesi che armano la Russia
Esteri / Benvenuti nel “nuovo” Medio Oriente: ecco cosa aspettarsi nella regione per il 2025
Esteri / Il grande equivoco di Donald Trump: così il divario tra aspettative e realtà può cambiare gli Usa
Ti potrebbe interessare
Esteri / Inchiesta – Così il gigante europeo Rheinmetall vende macchine per produrre munizioni a Paesi che armano la Russia
Esteri / Benvenuti nel “nuovo” Medio Oriente: ecco cosa aspettarsi nella regione per il 2025
Esteri / Il grande equivoco di Donald Trump: così il divario tra aspettative e realtà può cambiare gli Usa
Esteri / La Cina è già pronta alla guerra con gli Stati Uniti d’America
Esteri / Francia-Germania: perché l’asse che reggeva l’Europa si è arrugginito
Esteri / Siria: Usa raddoppiano le truppe e inviano a Damasco una delegazione per incontrare Hayat Tahrir al-Sham
Esteri / Ucraina: scontro a distanza tra Putin e Zelensky e la Russia torna a bombardare Kiev
Esteri / Gaza: oltre 45.200 morti dal 7 ottobre 2023, 77 nelle ultime 24 ore. Cisgiordania: coloni assaltano e incendiano una moschea in un villaggio palestinese. Israele apre un'indagine. La Svezia non finanzierà più l’Unrwa. Siria: delegazione Usa incontra al-Jolani a Damasco. Centcom: "Ucciso in un raid il leader dell'Isis"
Ambiente / È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale
Esteri / Perché Luigi Mangione, accusato dell’omicidio dell’a.d. di United Healthcare, è stato incriminato per terrorismo?