Il ragazzo che si è sacrificato per le sue amiche nell’attentato di Dacca
Faraaz Hossain era stato liberato dagli assalitori perché di fede musulmana, ma ha deciso di tornare indietro e proteggere fino all'ultimo le due ragazze in ostaggio
In una foto pubblicata sul social network Imgur, Faraaz Hossain posa sorridente accanto a sua madre mentre esibisce un attestato di merito. Gli amici, i familiari e i suoi compagni di college lo ricordano come uno studente modello.
Faraaz è stato ucciso venerdì 1 luglio da un commando di uomini armati che ha assaltato un ristorante di Dacca, in Bangladesh. Con lui sono morte altre 19 persone, tra cui due giovani studentesse, sue amiche, con le quali stava trascorrendo una serata all’interno dell’Holey Artisan Bakery.
Poco prima delle nove di sera, uomini armati hanno fatto irruzione nel locale prendendo in ostaggio venti persone, soprattutto stranieri. Gli ostaggi sono stati poi selezionati in base alla propria appartenenza religiosa. A ciascuno è stato chiesto di recitare alcuni versetti del Corano e coloro che non riuscivano sono stati prima torturati ferocemente e poi uccisi. Si sono salvati in prevalenza quelli di fede musulmana.
Tra le vittime anche le due amiche di Faraaz, che non sono state risparmiate dagli assalitori perché indossavano abiti occidentali. Abinta Kabir era nata a Miami ma era di origini bengalesi. Era rientrata a Dacca nei giorni precedenti per far visita alla famiglia. Con Faraaz erano amici d’infanzia e al college appartenevano entrambi al comitato studentesco.
La sera di venerdì i due si erano dati appuntamento davanti al locale con una loro amica in comune, Tarishi Jain, 18enne studentessa indiana a Berkley. Una cena, due chiacchiere e una serata all’insegna della leggerezza che si è trasformata in una notte di terrore e sangue.
Nell’istante in cui Faraaz ha capito quali fossero gli intenti degli assalitori, non ci ha pensato due volte e ha rifiutato ogni possibilità di salvarsi, rinunciando alla libertà accordatagli dagli assalitori per via della sua fede musulmana. Al contrario, ha fatto un passo indietro e ha protetto fino all’ultimo istante le due amiche dal destino oramai segnato.
Il suo corpo martoriato è stato ritrovato dai soccorritori il giorno successivo accanto a quello delle altre 19 vittime.
Da qualche mese Faraaz si era laureato all’Università di Oxford e frequentava dei corsi nella prestigiosa università americana di Emory, ad Atlanta, in Georgia. Il giovane si trovava a Dacca, sua città natale, per trascorrere qualche giorno di pausa dallo studio.
“Era un ragazzo pieno di talento e con una spiccata propensione per gli altri. Lo dimostrava ogni giorno con il volontariato e partecipando a diversi progetti scolastici”, così lo ha ricordato un suo compagno di corso.
Anche il personale docente dell’università di Emory si è stretta al dolore per la perdita tragica e insensata dei suoi due studenti e lo ha fatto attraverso una dichiarazione pubblicata sabato sul loro sito. “I nostri pensieri e le nostre preghiere sono rivolte a Faraaz, ad Abinta, e alle loro famiglie in questo momento di indicibile tristezza”.
In lacrime, il fratello di Faraaz ha raccontato al Times of India di come quest’ultimo fosse una persona generosa, scegliendo di proteggere le sue amiche. “Quando gli è stato detto che lui poteva salvarsi la vita perché musulmano, mentre le due ragazze non avevano scampo, Faraaz ha deciso di tornare indietro e aspettare con loro la sua sorte. Da quello che so, gli è stato chiesto di recitare le preghiere. Lui le sapeva, ma è un vero musulmano non per questo, ma perché ha sacrificato la sua vita per gli altri”.
(Un’immagine di Faraaz Hossain in compagnia di alcuni amici. Credit: Facebook)