Una banca europea finanzia le società indonesiane produttrici di olio di palma
Dal 1990 l’Indonesia ha perso 31 milioni di ettari di foresta pluviale, un'area paragonabile alla Germania. A finanziare la deforestazione è anche la banca HSBC
Un’analisi effettuata dall’ong Greenpeace sui dati diffusi dal ministero dell’Ambiente e delle Foreste indonesiano rivela come, a partire dal 1990, l’Indonesia abbia perso 31 milioni di ettari di foresta pluviale, una superficie paragonabile all’estensione della Germania.
Vaste zone della foresta pluviale vengono infatti convertite in piantagioni da sfruttare per la produzione di olio di palma.
A finanziare queste politiche ambientali, secondo il rapporto di Greenpeace chiamato “Dirty bankers”, è anche la più grande banca europea, HSBC, che presterebbe centinaia di milioni di dollari a sei tra le più distruttive società indonesiane del settore dell’olio di palma.
Negli ultimi cinque anni HSBC ha infatti partecipato a consorzi bancari che hanno prestato circa 16,3 miliardi di dollari a sei società indonesiane – Bumitama, Goodhope, IOI, Noble, POSCO Daewoo e Gruppo Salim/Indofood – che producono olio di palma. A questi finanziamenti vanno aggiunti 2 miliardi di dollari in obbligazioni.
Queste società sarebbero inoltre responsabili di espropriazione delle terre ai danni delle popolazioni locali, di violazione dei diritti dei lavoratori e dello sfruttamento del lavoro minorile, secondo il rapporto di Greenpeace.
La distruzione delle torbiere da parte dell’industria dell’olio di palma e del settore della carta è inoltre riconosciuta come la causa principale degli incendi che ogni anno colpiscono le foreste dell’Indonesia.
Uno studio dell’Università di Harvard e della Columbia stima che, a causa della crisi ambientale e sanitaria verificatasi nel 2015 per colpa di questi incendi massivi, in tutto il sudest asiatico ci siano state circa 100mila morti premature.
A fare le spese della distruzione di questo ecosistema sono anche gli oranghi del Borneo che, lo scorso anno, sono passati all’interno della “Lista Rossa” dell’ong svizzera International Union for Conservation of Nature da specie “in pericolo” a specie “in pericolo critico”.
“HSBC sostiene di essere una banca rispettabile, con politiche responsabili sulla deforestazione. Allora perché finanzia chi devasta le foreste?”, chiede Martina Borghi, della campagna Foreste di Greenpeace Italia.
“In Indonesia la distruzione delle foreste pluviali provoca devastanti incendi che mettono a rischio la salute di milioni di persone nel sudest asiatico e minacciano il clima di tutto il Pianeta. HSBC non dovrebbe destinare miliardi a società che soffiano letteralmente sul fuoco”, conclude Borghi.
Secondo Greenpeace, le banche che offrono prestiti o altri servizi finanziari a società o gruppi che operano nel settore dell’olio di palma dovrebbero rendere noti i dettagli dei servizi finanziari forniti e sottoscrivere la politica dell’organizzazione ambientalista contro deforestazione, drenaggio delle torbiere e sfruttamento dei lavoratori e le comunità locali.
Inoltre queste banche dovrebbero rifiutare finanziamenti o altri servizi finanziari a nuovi potenziali clienti che non sono conformi alla politica a tutela delle foreste ed eventualmente interagire con i clienti per garantire la conformità con questa politica entro un determinato periodo di tempo.
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