Il bambino siriano malato di cancro che non può curarsi negli Stati Uniti dopo il Muslim Ban
Il padre di Mohammad Alkhaled ha lanciato un appello al presidente Trump, chiedendogli di fare un'eccezione per casi simili
Mohammad Alkhaled è impegnato a disegnare su un foglio bianco, ma non disdegna un sorriso. Accanto a lui suo padre gli tiene compagnia. La famiglia Alkaled da tempo vive in un campo rifugiati in Giordania.
A ottobre 2016 al bambino di sei anni è stato diagnosticato il sarcoma di Ewing, un cancro che colpisce le ossa e i tessuti molli. Il tumore si manifesta principalmente nell’età adolescenziale e in giovane età, mentre è molto raro che sorga dopo i 30 anni.
Prima che il decreto rifugiati firmato dall’attuale presidente Donald Trump entrasse in vigore, la famiglia di profughi siriani aveva pensato di portare il loro figlio negli Stati Uniti per usufruire di trattamenti adeguati.
Nell’ultimo mese, a farsi carico del caso di Mohammad è stata un’avvocatessa di New York, Jayne Fleming, che lavora con i rifugiati. La donna ha raccontato all’agenzia Reuters di essersi spesa nel far ottenere un permesso alla famiglia Alkhaled un permesso per viaggiare negli Stati Uniti, prima che il divieto entrasse in vigore lo scorso venerdì 27 gennaio 2017.
Ora Mohammad e i suoi familiari non possono più entrare nel paese. Tuttavia, l’avvocatessa che sta seguendo il caso non si è data per vinta e ha contattato attraverso il suo studio legale David Tishler, un oncologo pediatrico che lavora all’ospedale pediatrico di Los Angeles chiedendogli di rivedere le copie scannerizzate delle cartelle cliniche del bambino.
Il medico specialista ha dichiarato che questa particolare forma tumorale richiede un trattamento intensivo: un anno di chemioterapia, in aggiunta alla radioterapia e all’operazione chirurgica. I costi sono ovviamente elevati.
Nei casi in cui la malattia è localizzata, i pazienti sottoposti al trattamento più estremo hanno una probabilità del 75 per cento di sopravvivere entro i cinque anni dall’operazione, mentre alcuni riescono a vivere per più tempo, ha precisato Tishler.
Il padre del bambino, Jihad Alkhaled, ha voluto lanciare un accorato appello a Trump, chiedendogli di revocare il divieto per persone provenienti dalla Siria e dagli altri sei paesi islamici banditi, oppure fare un’eccezione per i casi più estremi.
“Tutto il mondo ha abbandonato il popolo siriano”, ha auspicato il padre di Mohammad. “Ciò che m’interessa è offrire un adeguato trattamento a mio figlio. Io prego che Trump abbia pietà per questi bambini”.
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