Un bambino palestinese di otto mesi muore soffocato dal gas lacrimogeno
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L'episodio è accaduto vicino Betlemme. Da inizio ottobre 69 palestinesi e sette israeliani sono morti nelle violenze
Un neonato di otto mesi, Ramadan Mohammed Faisal Thawabta, è morto soffocato a causa dell’inalazione di gas lacrimogeno lanciato dalle forze armate israeliane durante gli scontri a Beit Fajjar, un villaggio vicino a Betlemme nella giornata di venerdì 30 ottobre.
A un mese dall’inizio delle tensioni, le violenze fra israeliani e palestinesi non sembrano diminuire. Tra il 30 e il 31 ottobre sarebbero quattro i palestinesi uccisi dalle forze israeliane. Un altro sarebbe gravemente ferito. Molti altri hanno riportato ferite in seguito agli scontri avvenuti durante le ultime proteste in Cisgiordania e nella striscia di Gaza.
Il ministro della sanità palestinese ha comunicato che nei pressi di un posto di controllo a sud di Nablus, una delle più grandi città in Cisgiordania, anche un ragazzo palestinese di 20 anni, Qasem Sabaana è morto, mentre uno di 17, di cui non è ancora noto il nome, è stato ferito.
Secondo un giornalista della rete televisiva araba Al Jazeera, che ha assistito allo scontro, la polizia avrebbe sparato almeno sette colpi contro il palestinese che ora è ricoverato in ospedale.
La polizia israeliana sostiene che i due ragazzi si sarebbero avvicinati al posto di controllo in moto e portando dei coltelli.
Un altro ragazzo palestinese è morto, venerdì 30 ottobre a Gerusalemme, per le ferite riportate in uno scontro avvenuto nella mattinata.
Nella zona di occupazione a est di Gerusalemme, un agente di sicurezza delle ferrovie ha sparato a un palestinese che, secondo quanto afferma la polizia, avrebbe aggredito un colono israeliano.
Vicino a un posto di controllo in Cisgiordania, nella mattinata del 31 ottobre, le forze di sicurezza israeliane avrebbero sparato a un palestinese, che, secondo la polizia israeliana, si sarebbe avventato su di loro brandendo un coltello.
Amnesty International rilasciato un comunicato chiedendo alle forze israeliane di porre fine a quelle che vengono definite “uccisioni illegali”. Secondo Amnesty International poliziotti e militari israeliani “sembrano sempre più inclini a usare la forza letale contro chiunque essi percepiscano come una minaccia, senza accertarsi se la minaccia sia reale”.
Dall’inizio degli scontri, cominciati il primo ottobre 2015, 69 palestinesi e sette israeliani sarebbero morti secondo quanto riportato dalla rete televisiva araba Al Jazeera.