I bambini di strada che dirigono un giornale in India
È una rivista trimestrale di 8 pagine. Si chiama Balaknama, che tradotto significa La voce dei bambini. Hanno tutti tra i 16 e i 19 anni e il loro giornale è in crescita
Chandni ha diciotto anni e di professione fa la direttrice di un giornale. Non di un giornale qualsiasi, ma del Balaknama che tradotto significa “La voce dei bambini”.
È una rivista trimestrale di otto pagine che racconta le storie dei bambini che vivono e lavorano per strada in India, con approfondimenti su tematiche legate agli abusi sessuali, al lavoro minorile, alle brutalità commesse dalla polizia.
Tra le pagine del giornale trovano spazio anche storie di speranza e di cambiamento positivo.
La redazione attuale è composta da 14 giornalisti di età compresa fra i 16 e i 19 anni, come racconta Chandni all’Hindustan Times.
Tutti hanno vissuto in condizioni di estrema povertà, costretti a lavorare per le strade di Delhi e degli stati federali confinanti.
Anche Chandni è stata una bambina di strada. All’età di quattro anni si trasferì con la famiglia a Nuova Delhi dallo stato dell’Uttar Pradesh.
A cinque anni iniziò a esibirsi come artista di strada e ballerina in compagnia del padre, ma nel 2008 l’uomo morì a causa di un infarto.
La scomparsa del padre segnò anche la fine della carriera di Chandni come artista di strada e l’inizio di una vita fatta di stenti e di povertà. Per aiutare economicamente la sua famiglia, Chandni cominciò a lavorare come raccoglitrice di stracci.
Nel 2009 la sua vita subì una svolta, grazie all’incontro con i volontari di Chetna, un’organizzazione non governativa impegnata nella salvaguardia dei bambini di strada e dei minori impiegati in lavori di fatica.
Secondo una stima dell’Unicef, il 40 per cento dei bambini fra i 7 e 14 anni non va a scuola in India.
Nel 2010, con l’aiuto dell’Ong, Chandni si iscrisse a una scuola pubblica e iniziò a studiare come reporter. Come lei, alcuni suoi coetanei riuscirono ad accedere all’istruzione, abbandonando per sempre la strada.
“Sono molto orgogliosa di lavorare a questo progetto, unico nel suo genere in India”, racconta la giovane direttrice. “Il giornale non è altro che la nostra voce, è di tutti quanti noi che siamo sopravvissuti alla povertà, ai lavori faticosi, una rivista che vuole dare spazio anche a tutti quelli che continuano a lottare in silenzio”.
Le fa eco Shanno, 19 anni, costretta ad abbandonare la scuola in quinta elementare per sostentare la famiglia e accudire un padre “sempre ubriaco”, come ricorda lei stessa.
Oggi Shanno studia per ottenere una laurea ed è impiegata in un lavoro socialmente utile. Spera di percorrere una carriera come attivista per i diritti umani e nel frattempo ricopre il ruolo di reporter sul campo.
((Nella foto qui sotto: i giornalisti del Balaknama. Credit: Ravi Choudhary)
“A novembre del 2015 abbiamo condotto un’inchiesta per calcolare il numero di bambini che vive e lavora per le strade di Delhi. Siamo riusciti a registrarne almeno 1.320. Abbiamo cercato di coinvolgere anche le autorità e il governo, ma finora non è arrivata alcuna risposta”, spiega Shanno.
Nell’ultimo anno la rivista di Chandni e compagni ha riscosso un buon successo per quanto riguarda la diffusione, passando dalle 4.000 alle 5.500 copie trimestrali. I costi di produzione sono coperti in parte dall’organizzazione non governativa Chetna.
Le risorse a disposizione della redazione sono tuttavia limitate. I giornalisti che coprono l’area di Delhi e degli stati federali confinanti dell’Haryabna, dell’Uttar Pradesh e del Madhya Pradesh spesso devono dettare le notizie per telefono perché non sempre hanno a disposizione e-mail o fax.
Il giornale costa due rupie (l’equivalente di circa tre centesimi di euro), anche se per ora non riesce a trovare inserzionisti né tanto meno riceve finanziamento da parte del governo.
(Nella foto qui sotto: una foto del Balaknama. Credit: Ravi Choudhary)