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Home » Esteri

Morire a cinque mesi per la fame in Yemen, la storia di Udai

Immagine di copertina

Nel paese, dove è in corso un devastante conflitto civile, sono circa 1,3 milioni i bambini malnutriti

Una coperta di fortuna avvolgeva quel corpo ridotto a pelle e ossa, mentre gli occhi infossati sul volto emaciato vagavano qua e là cercando uno sguardo familiare. Le sonde inserite all’interno delle narici provavano ad alimentare quel bambino magrissimo che difficilmente sarebbe riuscito a sopravvivere.

Era il marzo del 2016 quando l’obiettivo di un fotoreporter dell’Associated Press catturò l’immagine di quel corpo scheletrico che apparteneva a Udai Faisal, di appena cinque mesi, ricoverato per malnutrizione all’ospedale al-Sabeen di Sanaa, in Yemen. 

Due giorni dopo quello scatto, Udai è morto. Era il 24 marzo 2016 quando ha smesso di respirare. “Non ha pianto, si è spento in silenzio”, ha raccontato fra le lacrime la madre di Udai, Intissar Hezzam. 

La sua breve vita era stata segnata dalla guerra fin dai primi vagiti. Il giorno che Udai venne al mondo, una serie di attacchi aerei sferrati dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita avevano colpito una base dei ribelli Houthi nelle vicinanze della sua abitazione, in una baraccopoli alla periferia della capitale yemenita. 

“Lei urlava per i dolori del parto, mentre Udai veniva alla luce e i bombardamenti assordanti gli davano il benvenuto”, ha raccontato il padre Faisal Ahmed. 

La famiglia composta da nove figli di età compresa fra i due e i 16 anni si sostentava con la pensione di Faisal, un ex soldato. Con lo scoppio della guerra e l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, la famiglia riusciva a mangiare una volta al giorno. Solitamente il loro pasto era composto da yogurt, pane e piselli, quando andava bene. Altrimenti nulla. 

La donna era riuscita ad allattare suo figlio solo per venti giorni, prima di terminare il latte molto probabilmente a causa della malnutrizione. La guerra intanto provocava effetti sempre più devastanti riducendo al minimo le possibilità per la popolazione di reperire i beni di prima necessità, che scarseggiavano.

Mancava tutto e quei pochi prodotti che si riuscivano a recuperare con molta difficoltà avevano costi esorbitanti. La famiglia di Udai non aveva disponibilità economica per acquistare il latte artificiale e l’unico rimedio disponibile per nutrirlo era acqua e zucchero.

Anche l’acqua potabile scarseggiava e a farne le spese non fu soltanto la famiglia di Udai, ma altri 19 milioni di yemeniti (ossia i tre quarti della popolazione). A tre mesi di vita, il bambino era stato colpito da diarrea acuta, ma nelle cliniche locali mancavano i medicinali adeguati per poterlo curare. 

A causa delle sue precarie condizioni di salute, Udai fu ricoverato d’urgenza presso l’ospedale al-Sabeen di Sanaa il 20 marzo, dove gli venne diagnostica una grave malnutrizione, una forte diarrea e un’infezione toracica. Il bambino venne sottoposto a cure antibiotiche e a un’alimentazione forzata. Ma senza risultati positivi.

Udai morì tre giorni dopo. Il suo corpo indebolito e scheletrico era troppo disidrato per poter sopravvivere. A cinque mesi di vita pesava solo 2,4 chilogrammi, meno della metà delle dimensioni normali di un bambino sano della stessa età.


La situazione attuale in Yemen

Dopo un anno dallo scoppio del conflitto, le strutture ospedaliere in tutto il paese hanno registrato una significativa carenza di medicinali. Questo ha comportato che milioni di persone che vivono in queste aree non possono accedere alle cure mediche per la mancanza di medicine e trattamenti specifici. 

Il 10 aprile del 2015, voli umanitari allestiti dal Comitato internazionale della Croce Rossa carichi di medicinali, cibo e acqua, erano stati fatti atterrare a Sanaa, con il permesso della coalizione guidata dall’Arabia Saudita. Nonostante ciò, l’approvvigionamento di beni di prima necessità risulta ancora estremamente difficile. 

Inoltre, decine di strutture mediche sono state bombardate mentre quelle sfuggite alla distruzione sono a corto di carburante per mantenere i generatori in funzione. 

Udai è solo uno dei 1,3 milioni di bambini che soffrono di malnutrizione in Yemen e la crisi umanitaria nel paese continua ad acuirsi a causa degli attacchi aerei costanti e del conflitto in corso da un anno a questa parte. La coalizione guidata dall’Arabia Saudita e sostenuta dagli Stati Uniti sta cercando di eliminare i ribelli Houthi e i gruppi estremisti presenti in molte aree del paese (Isis e al-Qaeda). 

I bombardamenti sauditi hanno distrutto depositi, strade, scuole, aziende agricole, fabbriche, reti elettriche, stazioni di rifornimento d’acqua, mentre l’embargo imposto dalle Nazioni Unite ha interrotto l’ingresso di cibo e rifornimenti. 

Anche prima dello scoppio del conflitto, lo Yemen ha registrato uno dei più alti tassi di malnutrizione nel mondo. Il numero di persone che non possono accedere al cibo è schizzata da 4,3 milioni a 7 milioni in un solo anno. Intanto, il programma alimentare mondiale ha lanciato l’allarme in 22 province del paese, considerate a rischio carestia. 

La crisi umanitaria yemenita in numeri: 

– Quasi 370mila bambini sono a rischio malnutrizione;

– I combattimenti da terra e i frequenti raid aerei hanno ucciso più di 9mila persone: tra cui più di 3mila civili.

– Gli sfollati sono circa 2,3 milioni, secondo l’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

– Dall’inizio del conflitto sono morti 900 bambini, secondo un rapporto dell’Unicef. 

– 14 milioni di yemeniti stanno soffrendo la fame, ovvero circa la metà della popolazione che ha urgente bisogno di cibo e aiuti medici.

– circa 500 bambini sotto i cinque anni soffrono di malnutrizione, e circa i due terzi di loro affetti da malattie potrebbero morire se non ricevono immediata assistenza medica. 

– La malnutrizione acuta grave è una delle principali cause di morte per i bambini sotto i cinque anni.

— Leggi anche: 320mila bambini yemeniti rischiano la malnutrizione

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