Una bambina viene stuprata, chiede di abortire ma i medici le applicano un parto cesareo
La denuncia è arrivata da parte di un'associazione femminista
BAMBINA STUPRO CESAREO – “Toglietemi quello che mi ha messo dentro quel vecchio”. La richiesta di una bambina di circa 10 anni, violentata dal compagno della nonna, è stata fin da subito chiara: abortire. Ma i medici non hanno acconsentito e alla piccola è stato applicato un parto cesareo il 27 febbraio 2019. Una storia assurda che arriva dall’Argentina.
La vicenda
La piccola, abusata da un uomo vicino alla nonna e rimasta incinta a seguito dello stupro, non voleva assolutamente tenere il figlio che portava in grembo. E la legge è dalla sua parte: secondo la norma è possibile interrompere la gravidanza in caso di violenza sessuale o di gravi rischi per la salute della gestante.
La ragazzina, quindi, aveva fatto esplicita richiesta di abortire. Ma alla 24esima settimana, la bambina è stata costretta a partorire. Una decisione presa direttamente dal personale medico dell’ospedale Evita Perón di Tucumán, in Argentina.
“Quella bimba non solo è stata vittima di stupro e per questo ha già tentato di uccidersi due volte, ma correva gravi rischi per la sua salute nel portare avanti quella gravidanza”, ha dichiarato Soledad Deza, rappresentate di un’associazione femminista di ispirazione cattolica. Che ha ribadito la necessità di dar conto alla volontà della ragazzina: “In casi come questi, la parola della donna ha la priorità su tutto, non c’è intervento giudiziario o medico che tenga”.
La colpa, però, non sembrerebbe ricadere solo sui medici, ma anche sull’avvocato assegnato d’ufficio alla bimba vittima di violenza. L’uomo non avrebbe mai chiesto ufficialmente l’interruzione di gravidanza da parte della bambina.
Le condizioni di salute della madre giovanissima, comunque, sono buone. Sul neonato, invece, non sono state diffuse informazioni. Il compagno della nonna resta in carcere.