L’Austria torna alle urne per le presidenziali dopo l’annullamento del voto di maggio
Nel luglio scorso la Corte Costituzionale aveva riscontrato irregolarità e annullato la risicata vittoria del candidato ecologista Van der Bellen
Domenica 4 dicembre, oltre sei milioni di cittadini austriaci sono chiamati di nuovo al voto per eleggere il loro presidente. Una sfida che vede contrapposti il leader dell’estrema destra del Partito della Libertà (Fpe), Norbert Hofer, e l’ex capo del partito dei Verdi, Alexander Van der Bellen.
Molti seggi sono stati aperti alle 6 di stamattina, anche se la maggior parte hanno iniziato a essere operativi dalle 7 o dalle 8 del mattino. La chiusura è prevista per le 16, tranne nelle due grandi città – Vienna e Innsbruck – che chiuderanno un’ora dopo. I primi risultati parziali cominceranno ad arrivare quindi dopo le 17.
Il voto di oggi è una replica di quello dello scorso 22 maggio, che vide contrapposti i due avversari e che si concluse con la vittoria dell’ex professore ecologista Van de Bellen, il quale superò il candidato di estrema destra Hofer per una manciata di voti: appena 31mila, in un paese che conta 8,5 milioni di abitanti.
Tuttavia, il risultato conseguito nel maggio scorso è stato poi annullato a causa di irregolarità ravvisate nel conteggio delle schede. La decisione è arrivata il primo luglio, quando la Corte costituzionale austriaca aveva accolto il ricorso dell’esponente di estrema destra, il quale aveva denunciato delle incongruenze nel conteggio dei 700mila voti arrivati per corrispondenza, che si erano rivelati decisivi per l’esito finale.
“Le elezioni sono il fondamento della nostra democrazia e il nostro compito è di garantirne la regolarità. La nostra sentenza deve rafforzare il nostro stato di diritto e la nostra democrazia”, aveva dichiarato il presidente della Corte costituzionale Gehrart Holzinger prima di pronunciare la sentenza.
Le irregolarità nelle oltre 700mila schede per corrispondenza sono state ritenute sufficienti per annullare la consultazione, ma era stata riscontrata alcuna prova di brogli elettorali, aveva precisato la Corte.
Se in questo turno Hofer dovesse vincere, sarebbe il primo capo di stato europeo di estrema destra. Il candidato Fpe ha impostato la sua campagna elettorale prevalentemente su argomenti e temi contro l’immigrazione. L’esponente di estrema destra aveva definito l’accordo sui migranti dell’Unione europea con la Turchia “fatale” e aveva dichiarato di voler impedire che l’Austria potesse diventare una delle principali destinazioni per i rifugiati provenienti da Medio Oriente e Afghanistan, trasformandosi così in una “terra di immigrazione”.
Recentemente Hofer, sulla scia dell’epilogo referendario britannico culminato con la Brexit, ha sostenuto in diverse occasione di non escludere l’ipotesi di seguire le orme del Regno Unito, indicendo un referendum per lasciare l’Ue. Una sorta di Oexit (il nome tedesco dell’Austria, Oesterreich)
In una riunione di partito indetta venerdì 2 dicembre, Hofer ha sottolineato come gli avversari che lo hanno più volte accusato di voler cercare una rottura con l’Unione siano gli stessi che hanno danneggiato l’Austria. Nell’aprile scorso, il candidato di estrema destra aveva vinto il primo turno delle elezioni presidenziali battendo i candidati centristi dei partiti che avevano guidato e governato l’Austria fin dalla seconda guerra mondiale.
Nell’ultimo anno, la campagna elettorale condotta dai due sfidanti è stata lunga e segnata da momenti di tensione tra i due avversari, tra insulti e manifesti xenofobi. Nel dibattito televisivo finale di giovedì 1 dicembre, Hofer ha definito Van der Bellen un bugiardo apostrofandolo in questa maniera ben 24 volte, secondo quanto riportato dal giornale austriaco Kurier.