La leader birmana Aung San Suu Kyi non parteciperà all’assemblea generale Onu
Circa 370mila rohingya hanno attraversato il confine tra Birmania e Bangladesh dopo le violenze delle forze birmane iniziate alla fine di agosto. Per l'Onu si trovano ora in una situazione di emergenza
Il premio Nobel e consigliera di stato della Birmania Aung San Suu Kyi non parteciperà all’assemblea generale delle Nazioni Unite della prossima settimana per affrontare la crisi dei musulmani rohingya in Birmania. Lo ha reso noto l’ufficio di Suu Kyi mercoledì 13 settembre, dopo che la leader birmana è stata oggetto di critiche per non essere intervenuta sulla violenza che subisce la minoranza rohingya nello stato di Rakhine.
MIgliaia di musulmani rohingya hanno attraversato il confine con il Bangladesh dopo che, alla fine di agosto, la crisi dei rohingya si è inasprita.
L’esodo è iniziato il 25 agosto scorso, quando sono riprese le violenze tra le forze di sicurezza birmane e alcuni miliziani del gruppo paramilitare, che hanno causato centinaia di morti nello stato di Rakhine. La Birmania sostiene di star combattendo contro i miliziani rohingya e di non aver preso di mira i civili, ma secondo l’ong Amnesty International, l’esercito birmano ha collocato mine antiuomo lungo il confine con il Bangladesh per stroncare sul nascere il ritorno dei profughi musulmani.
Secondo le Nazioni Unite, circa 370mila rohingya hanno già attraversato il confine tra Birmania e Bangladesh, e si trovano ora in una situazione di emergenza.
Lo scorso 6 settembre Suu Kyi ha denunciato “un enorme iceberg di disinformazione” sulle violenze in corso nello stato birmano nord occidentale di Rakhine. La leader birmana era stata criticata per il suo silenzio sulla crisi dei rohingya. Alcuni critici avevano chiesto che fosse ritirato il premio Nobel per la Pace che le era stato consegnato nel 1991.
A settembre 2016 la leader birmana ha parlato per la prima volta all’assemblea generale Onu come capo del paese e ha difeso gli sforzi del suo governo per risolvere la crisi dei rohingya.
Le pressioni internazionali
La leader de facto della Birmania, paese prevalentemente buddhista, è sotto pressione da parte dei paesi a maggioranza musulmana che le imputano il mancato intervento per fermare le violenze e la discriminazione nei confronti della comunità rohingya.
Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha ammonito riguardo al rischio di pulizia etnica e destabilizzazione in Birmania. In una lettera, Guterres ha invitato il Consiglio di sicurezza dell’Onu a impedire una “catastrofe umanitaria” e a fare pressioni sul governo di Naypyidaw perché interrompa le operazioni militari in corso nello stato di Rakhine.
Aung San Suu Kyi, in una dichiarazione rilasciata sul profilo ufficiale Facebook del consigliere di stato della Birmania – una carica equivalente a quella di primo ministro –, ha detto che il governo è intenzionato “a difendere al meglio tutti i cittadini dello stato di Rakhine” e ha ammonito la comunità nazionale e internazionale sulla disinformazione che potrebbe avere effetti sulle relazioni birmane con altri paesi.
La leader ha fatto poi riferimento alle immagini caricate su Twitter da Mehmet Simsek, viceprimo ministro della Turchia, riguardo sulle violenze perpetrate contro i rohingya. Le foto erano state poi cancellate perché non provenivano dalla Birmania.
“Quel tipo di informazione falsa pubblicata dal viceprimo ministro turco è semplicemente la punta di un enorme iceberg di disinformazione costruita ad arte per creare problemi tra i diversi paesi e con l’obiettivo di promuovere gli interessi dei terroristi”, si legge nella dichiarazione rilasciata su Facebook.
Dopo essere stata criticata anche dalla giovane premio Nobel pakistana Malala Yousafszai, diversi paesi del mondo hanno disapprovato il comportamento di Aung San Suu Kyi, con una singolare eccezione: il primo ministro indiano Narendra Modi.
Modi ha detto che l’India condivide le preoccupazioni di Aung San Suu Kyi sulla “violenza estremista” in corso nello stato di Rakhine. Il primo ministro indiano ha avuto un colloquio con la leader birmana durante la sua visita nel paese, volta ad approfondire i legami commerciali tra le due economie.