Attivisti francesi chiedono al Consiglio di Stato di esprimersi sul divieto del burkini
Le associazioni anti islamofobia sostengono che tali divieti sono in contrasto con la libertà di opinione, di religione, di abbigliamento e di movimento
Un gruppo di attivisti per i diritti umani francesi (Ldh), insieme a un’associazione anti-islamofobia (Ccif), si sono mobilitati per chiedere al Consiglio di Stato di rivedere i recenti divieti imposti dai 26 comuni della riviera francese sull’utilizzo del burkini per le donne musulmane. Le associazioni sostengono che tali divieti sono in contrasto con la libertà di opinione, di religione, di abbigliamento e di movimento.
Il Consiglio di Stato è chiamato ad esprimersi nelle prossime 48 ore.
I sindaci, dal canto loro, rivendicano questi provvedimenti come garanti dell’ordine pubblico e della laicità dello stato, mentre molti dei musulmani residenti in Francia si sentono ingiustamente presi di mira da queste norme restrittive.
Il popolo francese, chiamato ad esprimersi attraverso i sondaggi, ha mostrato di condividere i divieti: secondo il sondaggio di Ifop, un istituto nazionale di ricerche di mercato, ha mostrato come il 64 per cento dei francesi sia a favore dei divieti, mentre un altro 30 per cento si è dichiarato indifferente.
Nel frattempo, ai piani alti del governo, la questione ha acceso il dibattito e diviso gli animi: si è schierato a favore il primo ministro Manuel Valls appoggiando i sindaci e sostenendo che il burikini rappresenta “la riduzione in schiavitù delle donne”.
Di posizione nettamente contraria il ministro dell’Istruzione Najat Vallaud-Belkacem. Femminista convinta, la politica ha contestato l’idea che l’abbigliamento indossato in spiaggia possa avere legami con il terrorismo o con il gruppo jihadista dello Stato Islamico.
La controversia si è intensificata dopo la diffusione di alcune immagini che ritraggono quattro poliziotti francesi mentre impongono ad una donna musulmana sulla spiaggia di Nizza di spogliarsi del burkini.
Altro episodio rilevante quello che ha riguardato una donna di Tolosa, sanzionata con 11 euro di multa per aver indossato il burkini. La 34enne si è difesa sostenendo che al momento indossava dei leggins, una giacca e un foulard, e non un il particolare costume oggetto di disputa: “mi sono sentita estranea nel mio stesso paese, ricevendo il sostegno di alcuni cittadini nelle vicinanze ma anche molti insulti. Dopo che i poliziotti mi hanno chiesto di vestire correttamente e di indossare l’hijab come una fascia, ho preferito lasciare la spiaggia”.
Parte della stampa francese ha sottolineato come questi provvedimenti possono diventare facile strumento di propaganda islamista e lo stesso Anouar Kbibech, presidente del consiglio francese del culto musulmano, si è detto “preoccupato per la direzione che il dibattito politico sta prendendo, con un crescente timore di stigmatizzazione dei musulmani in Francia”.