Venezuela, cosa sappiamo dell’attentato al presidente Maduro
Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro è scampato a un attentato: degli ordigni esplosivi sono stati lanciati da due droni mentre il presidente del paese sudamericano teneva il suo discorso a una parata militare a Caracas e hanno provocato sette feriti
Alle ore 17.40 del 4 agosto 2018 (le 23.40 in Italia) il presidente del Venezuela Nicolas Maduro è scampato a un attentato. Degli ordigni esplosivi sono stati lanciati da due droni mentre il presidente del paese sudamericano teneva il suo discorso a una parata militare a Caracas, e hanno provocato sette feriti.
Nelle ore successive Maduro ha commentato quanto avvenuto in diretta tv, tuonando: “Non ho dubbi che dietro l’attentato ci sia il nome di Juan Manuel Santos (il presidente della Colombia, ndr)”. Maduro ha chiamato in causa esponenti di estrema destra e “cospiratori” di Bogotà, oltre a non precisati “finanziatori” degli Stati Uniti.
Domenica 5 agosto il governo venezuelano ha annunciato di aver arrestato sei persone per l’attentato. Secondo quanto riportato dal fonti dell’esecutivo, “tutti gli autori materiali e intellettuali dell’attacco sono stati identificati”.
“Abbiamo arrestato finora sei terroristi e sicari, sequestrato vari veicoli e compiuto diverse perquisizioni negli alberghi nella capitale, dove abbiamo raccolto prove molto importanti”, ha detto il ministro dell’Interno, Nestor Reverol, parlando alla televisione di Stato VTV.
L’attentato
Due esplosioni hanno scosso la capitale venezuelana durante la cerimonia sulla Avenida Bolívar, in occasione dell’81esimo anniversario della creazione della Guardia nazionale.
#BREAKING Speech by Venezuela President #Maduro cut off during a military parade, soldiers seen running pic.twitter.com/1mPcrSiDYV
— Guy Elster (@guyelster) 4 agosto 2018
Il presidente stava parlando alla nazione e il suo discorso era trasmesso in tv, quando è saltato l’audio e la trasmissione è stata improvvisamente interrotta.
Su Twitter sono poi state diffuse delle immagini della fase iniziale dell’emergenza, con l’intervento della sicurezza di Maduro e la rottura delle file dei militari. I soldati si sono dati alla fuga. Maduro, rimasto illeso e immediatamente coperto da teli antiproiettile, è stato immediatamente portato via.
Le reazioni
Il ministro delle Comunicazioni venezuelano, Jorge Dominguez, ha dichiarato poco dopo che “il presidente Nicolas Maduro è stato oggetto di un attentato a Caracas” ma che “è incolume e parlerà al paese”.
Dominguez ha poi confermato che l’attentato “è stato realizzato con droni carichi di esplosivo che hanno causato il ferimento di sette persone”.
“Nel momento in cui una sfilata militare stava concludendosi sull’Avenida Bolivar di Caracas – ha spiegato – esattamente alle ore 17.41 si sono udite alcune esplosioni, che come è stato poi verificato riguardavano artefatti volanti di tipo drone che contenevano cariche esplosive, e che sono esplosi vicino al palco presidenziale ed in alcune zone residenziali”.
“Posso dire ufficialmente – ha aggiunto – che si tratta di un attentato contro la figura del presidente Maduro che è rimasto completamente illeso e sta ora esaminando l’accaduto con i suoi collaboratori, i ministri e i vertici militari”.
Purtroppo, ha proseguito, “le esplosioni hanno causato ferite a sette membri della Guardia nazionale bolivariana che sono stati ricoverati in ospedale”.
Il ministro ha poi precisato che “sono stati abbattuti alcuni droni carichi di esplosivo”. I media venezuelani hanno indicato che un’esplosione è avvenuta sullo stesso palco dove si trovava Maduro, e una seconda nella zona dove si svolgeva la parata militare.
Dopo l’attacco unità militari hanno preso posizione vicino ai punti nevralgici della zona della Avenida Bolivar.
Nella notte italiana ha poi parlato anche il presidente Maduro: “Oggi hanno cercato di uccidermi – ha detto spiegando quanto accaduto e accusando apertamente la Colombia – non ho dubbi che dietro l’attentato ci sia il nome di Juan Manuel Santos”.
Maduro ha attribuito l’attentato a esponenti di estrema destra in collaborazione con “cospiratori” di Bogotà, oltre a non precisati “finanziatori” degli Stati Uniti.
Finalizando el hermoso acto de lealtad de nuestra heroica @GNBoficial, intentaron asesinarme. Gracias al escudo protector del pueblo y la bendición de Dios he salido ileso y me encuentro de pie y victorioso. Listo para seguir en batalla por la paz y la tranquilidad de Venezuela. pic.twitter.com/lmsv0IB7Rk
— Nicolás Maduro (@NicolasMaduro) 5 agosto 2018
“Spero che il presidente Donald Trump sia disposto a combattere i gruppi terroristici”, ha aggiunto Maduro.
Intanto, mentre le indagini vanno avanti, il procuratore generale di Caracas, Tarek Saab, intervistato dalla tv statale Vtv ha spiegato: “Non possiamo escludere che vi sia stata la partecipazione di alcuni elementi sovversivi e terroristici fuori dal Venezuela, questa ipotesi rientra tra quelle del pubblico ministero. Confermo e garantisco che si arriverà alla verità”.
Condanna dalla Russia
L’attentato ha spinto la Russia ad esprimere una “energica condanna”.
“Condanniamo energicamente il fallito attentato contro il presidente della Repubblica bolivariana di Venezuela”, si legge in un comunicato diffuso dal ministero degli Esteri russo.
L’azione, prosegue il documento, “evidentemente aveva come obiettivo quello di destabilizzare la situazione nel paese”, dopo che giorni fa il Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) “aveva illustrato le priorità per risollevare l’economia nazionale”.
“Consideriamo categoricamente inaccettabile – conclude il comunicato – l’uso di metodi terroristici come strumento di lotta politica, convinti che la soluzione delle divergenze politiche debba essere ricercata solo in modo pacifico e democratico”.