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Home » Esteri

L’ISIS ha rivendicato l’attentato di Kerman

Immagine di copertina
Credit: Mehr News Agency
L’ISIS ha rivendicato l’attentato di Kerman, in Iran, in cui lo scorso tre gennaio almeno 84 persone sono rimaste uccise in una doppia esplosione mentre prendevano parte a una cerimonia in ricordo del generale Qassem Soleimani, ucciso quattro anni prima.
Le due esplosioni sono avvenute a 10 minuti l’una dall’altra e in un primo momento il bilancio era stato di 104 vittime, poi rivisto al ribasso. Ci sarebbero anche 284 feriti. Si tratta in ogni caso del più sanguinoso attentato subito nella storia dell’Iran dai tempi della rivoluzione islamica del 1979 e del Paese in generale da oltre 40 anni, da quando nel 1978 alcuni militanti islamisti dettero fuoco al cinema Rex di Abadan uccidendo almeno 377 persone.
Le autorità iraniane hanno parlato di attacco terroristico, e il presidente Ebrahim Raisi ha detto che i responsabili saranno puniti. La rivendicazione dell’ISIS è arrivata il giorno dopo l’attacco, lasciando spazio nel frattempo a speculazioni sugli autori. Diverse autorità iraniane avevano infatti inizialmente puntato il dito contro Israele e gli Stati Uniti, accusati di un coinvolgimento nell’attacco. Tra di loro il vicepresidente Mohammad Mokber che ha parlato delle “mani del regime sionista” dietro l’attacco e il capo della magistratura Gholamhossein Ejei che ha parlato di “mercenari di potenze arroganti”. Gli Stati Uniti, tramite il portavoce del dipartimento di stato Matthew Miller, avevano fatto sapere che non vi erano in quel momento informazioni indipendenti su quanto avvenuto a Kerman ma che non vi era ragione per pensare a un coinvolgimento di Israele.
Tra gli osservatori c’è stato anche chi, correttamente, aveva preso in considerazione un attentato jihadista, visto il modus operandi compatibile con alcuni attacchi dell’ISIS, mentre tra gli attivisti oppositori del regime iraniano c’è stato chi ha preso in considerazione una false flag di Teheran.
Le esplosioni sono avvenute in un momento estremamente delicato per il Medio Oriente, con la guerra a Gaza in corso da quasi tre mesi e poco dopo l’uccisione a Beirut di un esponente di spicco di Hamas da parte di un drone israeliano. Per quanto l’ISIS non sia direttamente coinvolta negli alti teatri più caldi del Medio Oriente di questo momento, l’episodio rischia di favorire un’escalation in una regione sempre più infuocata.
Il generale Qassem Soleimani, commemorato nell’evento colpito dall’attentato, era il capo della forza Quds, unità d’elite delle Guardie della rivoluzione iraniane, ed è stato ucciso a Baghdad il 3 gennaio 2020 in un attacco statunitense in cui rimase ucciso anche Abu Mahdi al-Muhandis, capo delle Forze di mobilitazione popolare irachene e stretto alleato di Teheran.
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