Attacco turco in Siria, continua l’offensiva contro i curdi nel Rojava, conquistata Tel Abyad
Attacco della Turchia in Siria, continua l’offensiva contro i curdi nel Rojava, conquistata Tel Abyad
In Siria si continua a combattere: pesanti bombardamenti della Turchia sui curdi nei territori del Rojava. L’obiettivo dell’esercito di Ankara sono le postazioni delle milizie curde Ypg. Nel primo pomeriggio del 13 ottobre 2019 le forze turche hanno conquistato Tel Abyad, a poche ore di distanza dalla presa di Ras Al-Ayn.
Si tratta della più grande città conquistata finora dalle forze turche dall’inizio della loro offensiva, mercoledì scorso, riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani.
Il ministero della Difesa turco ha annunciato su Twitter che le forze di Ankara hanno preso il controllo della M4, l’autostrada strategica nel nord est della Siria nei pressi della quale ieri sei civili siriani sono stati uccisi sommariamente a sangue freddo da miliziani filo-turchi.
Nell’enclave autonoma curda nel nord-est siriano si combatte ormai da cinque giorni. Fonti curde riprese da al-Arabiya riferiscono la notizia di bombardamenti a Gire Spi e Serekaniye. L’operazione militare della Turchia, dal controverso nome “Fonte di pace”, e che sta destando le critiche di tutto l’Occidente, procede spedita.
Intanto, cresce il numero di paesi che hanno deciso di interrompere le esportazioni di armi alla Turchia. Nella serata di ieri sera anche la Francia ha deciso di “sospendere qualsiasi progetto di esportazione verso la Turchia di materiale da guerra che potrebbe essere utilizzato nell’offensiva in Siria”, come comunicato dal Quai d’Orsay, che sottolinea che “la decisione ha effetto immediato”. “L’embargo sulla vendita di armi non fermerà l’intervento della Turchia nel nord est della Siria”, ha affermato però il presidente turco Erdogan.
Domani, 14 ottobre, si terrà un importante Consiglio Affari Esteri della Ue che si dovrà pronunciare sulle sanzioni contro Ankara.
La Lega Araba ha chiesto alle Nazioni Unite di adottare misure per spingere la Turchia a fermare l’offensiva militare e ritirare “immediatamente” le sue forze dalla Siria.
L’offensiva prosegue dal 9 ottobre e l’esercito turco ha già conquistato 13 villaggi delle province di Ras al Ayn e Tel Abyad in territorio siriano.
Trump ordina il ritiro di 1.000 soldati dal nord
Gli Stati Uniti si stanno preparando a evacuare circa 1.000 soldati da tutto il nord della Siria nei tempi più rapidi possibili: lo ha detto in un’intervista televisiva il segretario alla difesa americano, Mark Esper. L’ordine di Trump arriva una settimana dopo il riposizionamento di alcune decine di soldati Usa che operavano insieme alle milizie curde nelle lotta all’Isis.
“Nelle ultime 24 ore abbiamo appreso che la Turchia probabilmente intende estendere la sua offensiva più a sud di quanto inizialmente pianificato e verso l’ovest della Siria”, ha spiegato Esper. “Abbiamo anche appreso nelle ultime 24 ore che le milizie curde stanno provando a strappare un accordo con i siriani e con i russi per una controffensiva contro i turchi nel nord. Se rimanessimo nel Paese – ha aggiunto – rimarremmo intrappolati tra due forze armate che avanzano, una situazione insostenibile”. Esper ha quindi raccontato di aver parlato con Trump la scorsa notte e con tutti i membri del consiglio per la sicurezza nazionale, un incontro alla fine del quale il presidente ha dato l’ordine del ritiro.
Nel frattempo gli Stati Uniti hanno chiesto spiegazioni ad Ankara in seguito ai raid sulle postazioni Usa a Kobane. Secondo il Washington Post, i turchi avrebbero attaccato volutamente gli americani di stanza nell’area per allontanare le truppe statunitensi dal confine.
Brett McGurk, l’ex inviato speciale di Barack Obama e Donald Trump nella campagna contro l’Isis, dice al Washington Post: “la Turchia ci vuole lontano dalla regione del confine. Sulla base dei fatti disponibili, i colpi sparati erano un avvertimento a una postazione nota, non colpi sparati inavvertitamente”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente Trump: “Ho detto chiaramente alla Turchia che se non manterranno gli impegni, inclusa la tutela delle minoranze religiose, imporremo sanzioni molti dure”.
Merkel chiama Erdogan, ‘ferma subito l’attacco’
La cancelliera tedesca Angela Merkel, in una telefonata avuta oggi con il leader turco, ha chiesto al presidente Recep Tayyip Erdogan di fermare l’offensiva nel nord-est della Siria. Lo riferisce l’agenzia Dpa citando una portavoce governativa.
La cancelliera si è pronunciata per “un’immediata fine dell’operazione militare”, ha detto la portavoce. L’agenzia aggiunge che a prescindere dai giustificati interessi della Turchia, l’azione rischia di destabilizzare la regione e rafforzare l’Isis.