“Ho usato Facebook per trovare l’assassino di mio fratello e della sua ragazza”
Una donna inglese di 57 anni ha rintracciato su Facebook l’assassino che 40 anni fa uccise suo fratello e la sua ragazza e che se la cavò senza pagare il suo conto con la giustizia.
Si tratta della storia di Penny Farmer, ora 57enne, che – come racconta il Manchester Evening News – all’epoca della tragedia era solo un’adolescente cresciuta a Chorlton-cum-Hardy, nel sud di Manchester.
Nel dicembre del 1977 Christopher Farmer e Peta Frampton lasciarono Manchester per iniziare un importante viaggio: il giro del mondo. Viaggio però da cui non tornarono mai.
Sette mesi dopo la loro partenza la coppia infatti venne uccisa mentre si trovava nell’America centrale.
I due, durante il loro viaggio, scrivevano spesso a casa e avevano riferito di aver incontrato un affascinante americano di nome “Dwayne”, un uomo che si era offerto di portarli dal Belize e in Messico come membri dell’equipaggio sulla sua barca a vela di legno di 32 piedi, il Justin B.
Ad un tratto però le loro lettere non arrivarono più a casa. Fatto che gettò nell’ansia le famiglie dei due. Il padre di Christopher Charles Farmer, un giornalista della BBC, iniziò quindi a fare delle indagini: chiese aiuto a dei colleghi in Belize e assunse un investigatore locale, Alphonso de Pena.
Nel gennaio del 1979 de Pena venne a sapere da un sacerdote locale che viveva appena oltre il confine in Guatemala che i corpi non identificati di una giovane coppia europea erano stati estratti dall’acqua a 200 metri dalla riva appena un anno prima.
La coppia, mentre navigava a largo del Guatemala, era stata torturata, percossa, legata e gettata in mare con dei pesi. Insomma, fu brutalmente uccisa.
I corpi dei due, non identificati, vennero sepolti in tombe senza nome. Le scoperte dell’investigatore privato portarono alla riesumazione dei cadaveri e ad ulteriori accertamenti che confermarono i sospetti: si trattava di Christopher e Peta.
Charles e diplomatici del Foreign Office continuarono ad indagare, rintracciando il proprietario e skipper del Justin B, un americano di nome Silas Duane Boston, un ubriacone scappato in America centrale perché accusato di aver stuprato una 14enne a Sacramento, in California.
L’uomo interrogato telefonicamente disse che la coppia era sbarcata perché la sua barca aveva avuto bisogno di alcuni interventi di riparazione e che non sapeva nulla riguardo a cosa gli fosse successo.
Poi il nulla: Boston spari e Charles morì nel 2013 senza nessuna verità sulla morte del figlio.
Un’ingiustizia che ha animato per 40 anni Penny che ha quindi deciso di portare a termine quello che aveva iniziato il padre: trovare l’assassino del fratello.
Quindi l’intuizione: perché non usare Facebook per rintracciare Boston? Poco dopo rintracciò i figli dell’uomo, Vince e Russell.
Secondo quanto raccontato da Vince, che sarebbe stato presente su quella barca, suo padre disse a Christopher di sollevare l’ancora, pochi istanti dopo – arrivandogli alle spalle – iniziò a picchiarlo sulla testa. Poi tentò di pugnalarlo al petto con un coltello ma la lama si spezzò.
Assistendo alla scena Peta cercò di intervenire ma Boston la minacciò con una fucile da pesca.
La mattina seguente Boston annunciò alla coppia che gli avrebbe buttati in mare vicino a Livingston, in Guatemala, legandoli e spogliandoli per impedirgli di denunciarlo alla polizia prima che potesse scappare.
Poi però decise di aggiungere dei sacchetti di plastica sulle loro teste e di legare ai due dei blocchi di metallo. Infine li gettò in mare ancora coscienti condannandoli a una morte atroce.
Una volta appresi i terribili dettagli del duplice omicidio, Penny corse dalla polizia di Manchester per chiedere la riapertura del caso.
Nel frattempo Vince Boston rilasciò la stessa dichiarazione alla Polizia di Sacramento aggiungendo che il padre aveva ucciso anche sua madre.
Nel 2016, a distanza di 38 anni dagli omicidi, la polizia finalmente rintracciò Boston e lo arrestò con l’accusa di duplice omicidio.
Nessuna condanna però per Boston che morì, a 76 anni, mentre era in prigione. L’uomo infatti era malato a causa dell’alcol e avrebbe anche avuto bisogno di dialisi. Trattamento che però avrebbe rifiutato. “Non voglio parlare di suicidio, ma lo ha fatto per una ragione ed è stato perché sapeva che era finita”, le parole di Penny che non avrà mai giustizia.