Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 17:52
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Esteri

Assassini colombiani in libertà

Immagine di copertina

In Colombia, il prossimo 15 agosto potrebbero tornare a piede libero 200 paramilitari colpevoli di omicidi e massacri

José Mendivil Cardenas è stato ammazzato a sangue freddo, come ritorsione per le sue lotte sindacali. Rosalba Acosta e Cenelia De Gómez gestivano una piccola bottega e sono state ammazzate perché si rifiutavano di pagare il pizzo.

Antonio José, invece, è stato ammazzato per errore, forse scambiato per un ribelle. Il mandante dei loro omicidi è stato arrestato e condannato, ma fra qualche settimana potrebbe tornare in libertà.

Édgar Ignacio Fierro Flórez, meglio noto come Don Antonio, nel 2011 è stato dichiarato colpevole di crimini contro l’umanità, compiuti nel nord della Colombia tra il 2003 e il 2006. Per tre anni è stato il comandante di una milizia paramilitare, da cui si congedò volontariamente per alleviare la sua pena.

I capi d’accusa sono 36 massacri, 17 sequestri, 101 omicidi contro civili innocenti, un caso di violenza sessuale e l’espropriazione forzata di case e terreni di oltre 645 persone.

Dal prossimo 15 agosto Don Antonio potrebbe essere uno dei 200 paramilitari che usciranno di prigione, grazie a una legge sulla smobilitazione dei gruppi armati. Otto anni – secondo la legislazione colombiana – sono ritenuti sufficienti per scontare la pena, a prescindere dal numero e la gravità dei crimini commessi.

“Quest’amnistia è un’assurdità del sistema giudiziario: è solo un modo per concedere la libertà agli assassini”, racconta Magda Correo, sorella di un insegnante ucciso da Don Antonio, in un’intervista con il quotidiano El Heraldo. “Sono passati dieci anni da quando mio fratello è stato assassinato: dieci anni di angoscia e sofferenza, dieci anni in cui io e la mia famiglia abbiamo lottato per far luce sulla verità. Continueremo a lottare finché non sarà fatta giustizia”.

Nel 2005 il presidente Álvaro Uribe lanciò il programma di smantellamento delle AUC (Forze unite di autodifesa della Colombia), gruppo armato paramilitare nato negli anni Novanta per “ristabilire l’ordine” e lottare contro i guerriglieri di sinistra delle FARC.

Le AUC furono create con l’appoggio dell’élite politica conservatrice e finanziate da narcotrafficanti, grandi proprietari terrieri, allevatori, compagnie petrolifere e minerarie. L’esercito nazionale – da cui provenivano numerosi membri delle milizie – è stato accusato di delegare ai paramilitari il compito di assassinare contadini, sindacalisti, difensori dei diritti umani e oppositori politici di sinistra.

Con la “Legge di Pace e Giustizia” (Ley 975), Uribe concesse un’amnistia parziale e una riduzione della pena ai paramilitari, a condizione che dimostrassero pubblicamente di essersi pentiti e che s’impegnassero in attività di riparazione per le vittime. Secondo l’Onu, la legge non si è rivelata uno strumento di giustizia, in quanto “quasi tutti gli accusati saranno rilasciati dopo otto anni senza essere nemmeno andati a processo”. La scarcerazione ha inoltre destato forti preoccupazioni tra le associazioni di difesa dei diritti umani e tra coloro che hanno testimoniato durante i processi, che temono pesanti ritorsioni.

Nonostante la smobilitazione, le AUC continuano infatti a operare in molte regioni del Paese, in un clima di totale impunità. Si stima che l’80 per cento degli omicidi politici siano stati eseguiti dai paramilitari. La collusione con le istituzioni rende però estremamente difficile ogni tentativo di far luce sui crimini commessi.

Il ritorno in libertà dei paramilitari potrebbe anche compromettere il delicato processo di pace tra il governo di Juan Manuel Santos e i ribelli delle FARC, in corso a Cuba dal febbraio 2012. Le trattative mirano a porre fine al conflitto armato che va avanti dal 1964 e che finora ha causato la morte di 220mila persone e oltre quattro milioni di profughi. Ma finché le vittime del conflitto non otterranno giustizia, la pace promessa dal presidente Santos rischia di restare una pace incompleta.

Ti potrebbe interessare
Esteri / Inchiesta – Così il gigante europeo Rheinmetall vende macchine per produrre munizioni a Paesi che armano la Russia
Esteri / Benvenuti nel “nuovo” Medio Oriente: ecco cosa aspettarsi nella regione per il 2025
Esteri / Il grande equivoco di Donald Trump: così il divario tra aspettative e realtà può cambiare gli Usa
Ti potrebbe interessare
Esteri / Inchiesta – Così il gigante europeo Rheinmetall vende macchine per produrre munizioni a Paesi che armano la Russia
Esteri / Benvenuti nel “nuovo” Medio Oriente: ecco cosa aspettarsi nella regione per il 2025
Esteri / Il grande equivoco di Donald Trump: così il divario tra aspettative e realtà può cambiare gli Usa
Esteri / La Cina è già pronta alla guerra con gli Stati Uniti d’America
Esteri / Francia-Germania: perché l’asse che reggeva l’Europa si è arrugginito
Esteri / Siria: Usa raddoppiano le truppe e inviano a Damasco una delegazione per incontrare Hayat Tahrir al-Sham
Esteri / Ucraina: scontro a distanza tra Putin e Zelensky e la Russia torna a bombardare Kiev
Esteri / Gaza: oltre 45.200 morti dal 7 ottobre 2023, 77 nelle ultime 24 ore. Cisgiordania: coloni assaltano e incendiano una moschea in un villaggio palestinese. Israele apre un'indagine. La Svezia non finanzierà più l’Unrwa. Siria: delegazione Usa incontra al-Jolani a Damasco. Centcom: "Ucciso in un raid il leader dell'Isis"
Ambiente / È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale
Esteri / Perché Luigi Mangione, accusato dell’omicidio dell’a.d. di United Healthcare, è stato incriminato per terrorismo?