Ultima speranza negata a Julian Assange: anche il parlamento Ue se ne lava le mani
Da tre anni e mezzo il fondatore di WikiLeaks attende l’estradizione negli Usa in un carcere britannico di massima sicurezza. Eppure come finalista del Premio Sacharov avrebbe avuto diritto a presenziare alla premiazione prevista al Parlamento Ue, il che gli avrebbe permesso di sfuggire a 175 anni di galera. Ma Bruxelles se ne disinteressa e al suo posto invita a Strasburgo la moglie
Neanche il Parlamento europeo potrà più salvare Julian Assange. La sua ultima speranza era quella di poter uscire di prigione per presenziare, come suo diritto, alla cerimonia di consegna del Premio Sacharov 2022, prevista il 14 dicembre prossimo a Strasburgo. Il fondatore di Wikileaks però non ci sarà e non per un rifiuto esplicito del Regno Unito ma perché l’Eurocamera non ha nemmeno chiesto a Londra di concedere al giornalista australiano di partecipare.
In una lettera co-firmata anche da Dominique Pradalié, presidente della Federazione internazionale dei giornalisti, ventisei europarlamentari, tra cui otto italiani di Verdi e M5S compresa la promotrice Sabrina Pignedoli, avevano chiesto all’Ufficio di Presidenza del Parlamento europeo di agire in via formale nei confronti del governo britannico per autorizzare il fondatore di Wikileaks a presenziare alla consegna del premio a cui era stato candidato negli scorsi mesi, arrivando tra i finalisti ma senza vincere.
Da tre anni e mezzo, Assange attende l’estradizione negli Usa nel carcere britannico di massima sicurezza di Belmarsh. Come finalista al Premio Sacharov avrebbe avuto diritto a partecipare all’evento, il che gli avrebbe permesso di sfuggire al rischio di scontare 175 anni di prigione negli Stati Uniti. Per tutta risposta però Bruxelles ha invitato al suo posto la moglie Stella Morris, negando ad Assange anche l’ultima (flebile) speranza di tornare libero.
Si ripeterà così anche quest’anno il vergognoso spettacolo andato in scena nel 2021, quando dell’onorificenza, assegnata ogni anno dall’Eurocamera dal 1988, fu insignito il dissidente russo Alexei Navalny, detenuto in un carcere di massima sicurezza e sopravvissuto a un attentato nell’agosto 2020. Allora fu la figlia Daria a ritirare il premio a nome di suo padre perché le autorità russe negarono allo storico oppositore la possibilità di presenziare alla cerimonia. In quell’occasione fu appositamente riservato un seggio vuoto all’Eurocamera in segno di protesta contro l’atteggiamento repressivo di Mosca. Chissà se ci sarà una sedia vuota anche per Assange e per il mancato rispetto della democrazia. Stavolta in Europa.