Arrestata l’attivista
Zainab al Khawaja è stata condannata a tre anni di prigione per aver strappato un’immagine del re Hamad
Zainab al Khawaja, attivista per la democrazia nello stato del Bahrein, è stata condannata a tre anni di prigione per aver strappato un’immagine del re Hamad.
La notizia è stata annunciata da sua sorella, Maryam, con un messaggio su Twitter. Zainab potrà restare in libertà in attesa del processo d’appello solo pagando una multa di più di 6000 euro (3000 BHD).
Non è la prima volta che la famiglia Al Khawaja ha a che fare con la giustizia. Maryam è condirettrice del Centro per i diritti umani del Golfo. Insieme alla sorella si batte per la democrazia in Bahreim.
Il padre delle giovani, Abdulhadi, è in carcere dal 2011, condannato all’ergastolo per essersi opposto al regime di Hamad. È un “prigioniero di coscienza”.
Il primo dicembre Maryam è stata condannata da un tribunale di Manama (la capitale dello Stato) a un anno di prigione per aver aggredito due poliziotte. Dopo essere stata fermata da alcuni agenti e perquisita, si sarebbe rifiutata di consegnare il cellulare. Amnesty International sostiene che vi sia stata resistenza, ma non una vera e propria aggressione durante il fermo.
L’imputata non si è presentata in aula per assistere al verdetto. Ha spiegato in seguito sul sito del Centro per i diritti umani del Golfo di aver scelto di non assistere alla sentenza per boicottare il sistema giudiziario in Bahreim.
Maryam sostiene che la giustizia nel suo Paese non sia indipendente e che i giudici non siano neutrali.
Lo stato del Bahrein, divenuto indipendente dal Regno Unito nel 1971, è retto da una monarchia costituzionale. L’orientamento politico è improntato sul tradizionalismo islamico, ma dal 2011 il Paese è attraversato da proteste e manifestazioni che chiedono maggiori libertà e diritti civili.
Tra anni fa i giovani, grazie all’uso di internet e dei social network, hanno organizzato una mobilitazione per chiedere maggiori libertà. Il gruppo è conosciuto come la “14 February Coalition” – la data si riferisce al giorno simbolo dell’inizio delle proteste.
Il movimento pro-democrazia ha provocato reazioni violente da parte del governo. Al Jazeera ha riportato che, da quando la rivoluzione è cominciata, sono morte 122 persone per le torture e ne sono state arrestate 1.300, sospettate di essere legate al movimento.
Anche gli ospedali sono diventati uno strumento per scoraggiare le proteste: i medici e gli infermieri che curano i feriti dopo le proteste sono osteggiati. Migliaia di cittadini, inoltre, hanno perso il lavoro per aver preso parte alle dimostrazioni.
Il 29 settembre scorso, la Corte di giustizia del Bahrain ha condannato 50 oppositori e attivisti per i diritti civili a 15 anni di carcere per “aver tentato di destabilizzare il paese”.