Sale la tensione in Armenia dove un gruppo armato ha preso in ostaggio dei medici
Dopo uno scontro a fuoco con le autorità, alcuni medici sono entrati nella centrale di polizia occupata dagli uomini a prestare soccorso e sono tuttora all'interno
Gli uomini armati asserragliati in una centrale della polizia nella capitale armena Yerevan da dieci giorni hanno preso in ostaggio alcuni medici mercoledì 27 luglio 2016.
Il gruppo di 30 uomini ha preso il controllo della struttura il 17 luglio, uccidendo un agente di polizia, ferendone due e prendendo in ostaggio nove poliziotti.
Richiedono il rilascio di un politico appartenente all’opposizione, Jirair Sefilian, e le dimissioni del presidente Serzh Sarksyan.
Dopo i negoziati con le forze di sicurezza, hanno rilasciato gli ultimi quattro ostaggi sabato, ma hanno rifiutato di arrendersi.
Durante uno scontro a fuoco la notte scorsa, un poliziotto e quattro degli aggressori sono rimasti feriti. L’agente e due degli altri feriti sono stati trasportati in ospedale, mentre gli altri due sono rimasti nella centrale di polizia.
Il gruppo armato avrebbe allora preso in ostaggio i medici inviati a prestare soccorso. Tuttavia, gli uomini asserragliati nella centrale hanno detto che ai medici è stato chiesto di restare e che non sono tenuti in ostaggio contro la loro volontà.
“Vogliono semplicemente che i medici restino per aiutare i feriti”, ha dichiarato ai giornalisti un membro del partito d’opposizione.
Le autorità armene hanno chiesto agli uomini di deporre le armi, liberare gli ostaggi e arrendersi, ma senza imporre un ultimatum.
Fare irruzione all’interno della struttura sarebbe complicato, anche perché decine di persone manifestano nelle vicinanze ogni giorno chiedendo che si evitino spargimenti di sangue e scontrandosi occasionalmente con le forze dell’ordine.
Sefilian è detenuto con l’accusa di aver causato disordini ed era stato arrestato in giugno per possesso illegale di armi.
L’uomo è un ex comandante militare che accusa Sarksyan di aver gestito male il conflitto tra i separatisti della regione Nagorno-Karabakh dell’Azerbaijan, sostenuti dagli armeni, e le forze armate azere.