Argentina, crolla la Borsa dopo la sconfitta del presidente Macri alle primarie
Alle primarie, che si sono tenute il 12 agosto, il presidente in carica Mauricio Macri è stato sconfitto dall'opposizione peronista Alberto Fernández-Cristina Fernández de Kirchner
Argentina, crollo della borsa di Buenos Aires dopo la sconfitta di Macri
Dopo il celeste che ha tinto quasi tutto il territorio nazionale, il colore in cui si identifica la formula Alberto Fernández–Cristina Fernández de Kirchner, la coalizione ‘Fronte di tutti’ vincitrice alle primarie presidenziali in Argentina, la Borsa di Buenos Aires è scivolata in profondo rosso. L’indice Merval cede il 30 percento a 31.078 punti. Il cambio peso contro dollaro è fermo a quota 56, in calo del 26 percento rispetto alla chiusura della scorsa settimana.
L’incertezza dei mercati è dovuta ai risultati del voto di ieri, che ha riportato i cittadini alle urne in vista delle elezioni che si terranno il prossimo 27 ottobre. Il presidente in carica Mauricio Macri, in coppia con Angel Pichetto in ‘Insieme per il cambiamento’, ha ottenuto 7,2 milioni di voti ed è stato sconfitto dall’opposizione peronista, che ha raccolto 10,6 milioni di voti.
Gli analisti hanno sottolineato che se queste fossero state le percentuali ufficiale di ottobre, l’opposizione avrebbe conquistato la Casa Rosada al primo turno, senza bisogno di ballottaggio. Macri, liberale di centro-destra, non ha nascosto la sua delusione, ha ammesso ai giornalisti di non avere ottenuto un buon risultato e ha rivolto un appello alla coalizione da lui guidata a “raddoppiare gli sforzi” per vincere la vera sfida elettorale.
Il presidente uscente ha già escluso il rimpasto di governo, assicurando che la sua “equipe economica studierà le misure necessarie per le preoccupazioni” del paese. Gli analisti sottolineano che, sebbene con la giustificazione di uno scenario economico internazionale sfavorevole, Macri non poteva ottenere molto di più di quanto raccolto, sollecitando il voto degli elettori con un livello di povertà al 35 percento, un’inflazione che viaggia oltre il 50 percento e tassi di interesse superiori al 60 percento che hanno inaridito l’occupazione e la produzione industriale.
L’applicazione di ricette neoliberali, e il sostegno del Fondo monetario internazionale e degli Stati Uniti, non hanno avuto in questi anni gli effetti sperati e la sua richiesta agli argentini di “avere pazienza” perché “siamo sulla strada giusta da cui non si deve tornare indietro” non è stata ascoltata. Il “non tornare indietro” riguardava la critica ai dodici anni di governo di Néstor e Cristina Kirchner, considerati un esempio di “populismo deteriore che aveva isolato l’Argentina dal mondo libero e democratico”.
Raggiante dopo aver appreso il margine del suo successo, Fernandez ha interpretato la scelta degli argentini come il primo passo per “costruire un’altra storia” e fare “un’Argentina migliore”. Il successo a livello nazionale dell’opposizione peronista è stato molto significativo nella provincia di Buenos Aires, principale bacino elettorale, dove il candidato del ‘Fronte di tutti’, Axel Kicillof, ha sconfitto ampiamente la governatrice uscente alleata di Macri, Maria Eugenia Vidal.