In Arabia Saudita esiste un’app per monitorare (e bloccare) gli spostamenti delle donne
Nel paese saudita le donne hanno bisogno dell’approvazione di un uomo per poter svolgere qualsiasi attività
In Arabia Saudita la tecnologia aiuta gli uomini a controllare le donne che si trovano sotto la loro “protezione”.
Il governo ha creato un’applicazione chiamata Absher (letteralmente “il predicatore” in arabo) per pagare le multe, rinnovare la patente o monitorare le donne sotto la loro tutela.
Nello specifico, gli uomini con un semplice click possono concedere o revocare il permesso per un viaggio, limitando a loro piacimento la libertà di movimento delle donne.
Se infatti il tutore non fornisce la sua autorizzazione, la saudita che si reca in aeroporto viene fermata appena mostra il suo passaporto e l’uomo “che la protegge” riceve immediatamente un messaggio di allerta.
Per cercare di aggirare l’ostacolo, molte donne fuggono dalla loro famiglia mentre sono in vacanza all’estero, oppure rubano il telefono del loro tutore, cambiano le password per darsi da sole il permesso di viaggiare.
Altre donne hanno invece provato a cambiare il numero di telefono a cui arriva il messaggio di allerta in modo che vengano inviati a loro piuttosto che ai loro padri, fratelli o mariti, ma resta sempre alto il rischio di essere scoperte.
Il sistema dei tutori
Qualsiasi attività, dalla più banale alla più seria, richiede l’approvazione di un uomo: le donne da sole non possono richiedere un passaporto, viaggiare fuori dal paese, studiare all’estero con una borsa di studio, sposarsi, lasciare la prigione e nemmeno lasciare un rifugio per donne vittime di abusi.
Secondo le autorità saudite il primato dell’uomo sulla donna è stabilito dal Corano secondo cui “gli uomini sono i protettori delle donne, perché Dio ha dato loro più forza rispetto alle altre”.
Nel Regno saudita vige infatti un’interpretazione ortodossa (detta anche wahabita) della religione e le regole della società araba sono dettate dalla sharia (o legge islamica).