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L’appello di Biden sul cambiamento climatico: “Siamo in pericolo, è emergenza esistenziale. Non c’è più tempo”

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Dopo aver visitato i danni dell’uragano Ida nel Queens, il presidente Usa, Joe Biden, ha definito il cambiamento climatico un’emergenza da “codice rosso”, che il suo disegno di legge sulle infrastrutture Build Back Better punta ad affrontare. “Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia esistenziale per le nostre vite, per la nostra economia. La minaccia è qui. E non migliorerà. La domanda è: può peggiorare? Possiamo impedire che peggiori”.

Biden ha lanciato un allarme ambientale a livello mondiale e aggiunto che gli americani dovrebbero ascoltare scienziati ed esperti che avvertono che ora è “codice rosso” per le minacce del cambiamento climatico. “La nazione e il mondo sono in pericolo. Non è un’iperbole. Questo è un dato di fatto”, ha detto. Biden con forza ha rilanciato la sfida sul cambiamento climatico e ha anche parlato della possibilità, senza fornire ulteriori indicazioni, di costruire barriere per contenere le inondazioni, insistendo comunque sulla necessità di approvare il piano per le infrastrutture come opportunità anche per potenziare l’economia.

“La gente sta cominciando a rendersi conto che (il cambiamento climatico; ndr) è molto, molto più grande di quanto chiunque fosse disposto a credere. Anche gli scettici del clima stanno vedendo che questo è davvero importante, che questa è una crisi di tutti”.

“Noi siamo determinati, determinati a trovare un accordo sul clima e a raggiungere le zero emissioni entro il 2050. E dobbiamo smuovere il resto del mondo, non solo gli Stati Uniti. Un americano su tre – ha aggiunto Biden – è stato colpito dalle condizioni estreme del clima”.

I primi mesi del presidente Joe Biden alla Casa Bianca riflettono pienamente l’impegno della sua amministrazione a favore della transizione verso un’economia a basso tenore di carbonio. Biden è rientrato nell’Accordo di Parigi e recentemente ha annunciato un obiettivo estremamente ambizioso: dimezzare le emissioni entro il 2030.

L’American Jobs Plan di Biden da 2.250 miliardi di dollari, noto anche come Infrastructure Plan ed annunciato a marzo in una proposta storica, affronta ampiamente gli impegni sul cambiamento climatico presi in campagna elettorale, andando addirittura oltre le promesse fatte in determinate aree.

Sebbene le cifre finali potrebbero essere soggette a compromessi in modo da ottenere l’approvazione del Congresso, il piano mira ad imprimere slancio alla generazione di energia pulita e alla produzione statunitense di veicoli elettrici, fornendo inoltre un modesto sostegno per la ristrutturazione degli edifici.

Il cuore di questo approccio è l’Infrastructure Bill: una lista di proposte da 2.000 miliardi di dollari volta ad avviare gli Stati Uniti su un percorso di azzeramento delle emissioni entro il 2050. La proposta infrastrutturale include la promozione di tecnologie a basse emissioni di carbonio e dei principali obiettivi relativi al cambiamento climatico.

COP26: Onu respinge richieste Ong per rinvio

L’Onu ha rispedito “per ora” al mittente la richiesta di una coalizione di 1.500 gruppi ambientalisti che oggi hanno chiesto un rinvio della Conferenza COP26 sul clima. “Per ora non sono in programma cambiamenti, ma comprendiamo la preoccupazione”, ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro Farhan Haq ribadendo che “la comunità scientifica globale ha detto chiaramente che il cambiamento climatico è ora un’emergenza globale”.

Anche il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha speso una lancia perche Glasgow vada avanti come previsto: “Sia gli Stati Uniti che il resto del mondo devono prendere provvedimenti per il clima. Andrò a Glasgow”, ha detto.

Le Ong avevano chiesto il rinvio della Conferenza di Glasgow co-organizzata da Gran Bretagna e Italia, a fronte della scarsa copertura vaccinale contro il Covid-19 nei Paesi poveri. La Conferenza è in programma per novembre: “A soli due mesi dalla scadenza, è evidente che una conferenza mondiale sul clima sicura, equa ed inclusiva sia impossibile”, aveva argomentato la Climate Action Network, a cui aderiscono fra l’altro Greenpeace, WWF, Action Aid, Oxfam e Amnesty international, facendo notare “il fallimento dell’accesso ai vaccini nei Paesi poveri, i costi in aumento dei viaggi e degli alloggi, nonché le incertezze sull’evoluzione della pandemia”.

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