Il regno della cocaina in Europa
Circa 20 tonnellate di coca passano ogni anno dal porto di Anversa: il mercato europeo diventerà presto il principale al mondo
I cittadini belgi sono i più entusiasti utilizzatori di cocaina: secondo un’indagine del Global Drug Survey avrebbero dato un punteggio di 5.5 su 10 a questo tipo di droga (a fronte di medie ben più basse, per esempio gli australiani gli hanno dato un voto di 2 su 10).
A confermare l’uso diffuso della cocaina sono anche i risultati di un’altra indagine, effettuata analizzando per tre anni (2011-2013) i campioni di acque reflue di 45 grandi città europee. I dati elaborati dall’European Monitoring Center for Drug and Drugs Addiction hanno dimostrato che calcolando la proporzione tra i valori di benzoilecgonina – un composto ottenuto dalla metabolizzazione della cocaina nel corpo umano – e le dimensioni delle città in oggetto, il primato per consumo spetta ad Anversa.
La città portuale belga, dunque, batterebbe per uso pro capite Londra, che in termini assoluti aveva ottenuto i risultati più alti.
Uno dei motivi di questo largo consumo è legato al costo: in Belgio per un grammo di cocaina basta spendere intorno ai 50 euro, più o meno la metà del resto d’Europa. In più, nel caso specifico di Anversa, la presenza dell’importante porto (il secondo più trafficato del continente, dopo quello di Rotterdam), facilita i traffici garantendo ampia quantità di prodotto e accessibilità, così da abbassarne il prezzo anche nel resto del Paese.
Il porto è costituito da 160 chilometri di banchina e vi lavorano 140 mila dipendenti: maglie larghe per il narcotraffico. Secondo le stime, circa il 25 per cento della cocaina che arriva dal Sud America in Europa passa per i moli di Anversa — dove solo il due per cento dei container viene sottoposto a controlli accurati.
Situazione allarmante, che ha portato il sindaco Bart De Wever a dichiarare guerra allo spaccio di droghe illegali. In Belgio, dal 2003, una quantità di cannabis inferiore ai tre grammi per uso personale non è perseguibile per legge.
Ma a quanto pare la “tolleranza zero” non sta portando grossi frutti. Secondo Tom Feiling, autore di “The Candy Machine: How Cocaine Took Over the World“, il problema è che la polizia non è a conoscenza delle reali dimensioni dei traffici. Il Dipartimento di Stato americano ha stimato che circa 20 tonnellate di cocaina passano annualmente dal porto, ma potrebbero essere addirittura 30.
Sono cifre da capogiro: due anni fa le autorità portuali riuscirono a intercettare un carico proveniente dall’Ecuador. Nascoste in un carico di banane, c’erano otto tonnellate di coca purissima, dal valore su strada intorno ai 500 milioni di euro.
E con tanti soldi in circolo, occorre specializzarsi anche sotto l’aspetto tecnologico: al proprio fianco i narcos stanno mettendo esperti hacker in grado di entrare all’interno dei software gestionali che controllano i movimenti dei container nel porto.
Aumentando gli interessi, aumentano gli interessati. I cartelli colombiani che precedentemente gestivano l’intero traffico stanno pian piano cedendo il campo a nuove entità: si tratta di organizzazioni filippine o albanesi, che stanno iniziando a posizionarsi nel porto di Anversa, consapevoli che il mercato europeo diventerà presto il principale del mondo, superando quello degli Stati Uniti.