Andare a Gaza a vedere il tramonto
Mare azzurro, spiagge bianche. A Gaza mancano solo i turisti. Ma un gruppo di ragazzi ha creato una guida della città
Ci sono gli hotel di lusso, chilometri di spiagge, otto mesi di sole, i monumenti antichi e persino una guida delle attrazioni principali, ma mancano i turisti.
Sembrano passati secoli da quando palestinesi e cittadini israeliani andavano a Gaza per il fine settimana, stavano qualche ora in spiaggia e al tramonto mangiavano del pesce fresco in uno dei tanti ristoranti della costa. Erano gli anni ’70 – 80’ e la situazione a Gaza era un po’ meno drammatica. Poi c’è stata la prima intifada nel 1987 e da quel momento anche la clientela degli alberghi è cambiata.
Sono arrivati altri visitatori: giornalisti, cooperanti, attivisti e i profughi che tornavano a casa per qualche settimana. Gli stranieri sono andati negli alberghi della “safe zone”, quelli che l’esercito israeliano sa di non poter bombardare. Le stanze degli hotel più economici sono state affittate dai palestinesi che vivono all’estero e tornano a casa per vedere gli amici e i parenti. Anche il turismo è diventato meno gioioso e più impegnato, tanto che di Gaza si parla sempre e solo per raccontarne le vicende politiche.
Mohammed Al Afranji , stanco di leggere articoli sulla sua terra che raccontano soltanto delle bombe e dei divieti, ha deciso di scrivere, con alcuni amici, la prima guida turistica di Gaza, per incoraggiare gli stranieri a visitare questa terra con uno spirito diverso. “Abbiamo tante attrazioni turistiche in pochi chilometri” spiega “c’è una delle chiese d’epoca più belle della Palestina, una cittadella antica, un monumento dell’epoca napoleonica , alcuni chilometri di spiagge ampie e un mare azzurro”.
La guida si trova sul sito “Gaza Today”, che vuole raccontare le notizie e le informazioni della striscia senza parlare di bombe e sofferenze. Ci sono suggerimenti per i migliori ristoranti , una guida alle attrazioni più belle e tante foto che raccontano le tradizioni di questa terra e vogliono testimoniare la bellezza delle sue spiagge e dei suoi monumenti.
Questo non basta però a convincere i turisti a tornare a Gaza. C’è uno stato di tensione permanente, un governo conservatore ed è difficile ottenere un visto. Ci sono poi i danni causati dai bombardamenti, e tanti problemi legati all’embargo.
Ad esempio, i ristoranti faticano ad avere una buona quantità di pesce fresco, visto che i pescatori non possono navigare oltre sei chilometri dalla costa. Inoltre molte acque reflue non sono trattate e vengono riversate in mare a causa della mancanza di elettricità e carburante per far funzionare i depuratori, rendendo alcuni chilometri di spiaggia troppo inquinati per essere utilizzati.
Nonostante la situazione del turismo sia difficile, a Gaza sono stati costruiti alcuni hotel di lusso, che sopravvivono soprattutto grazie ai matrimoni e ad altri eventi organizzati da associazioni internazionali, che portano molti visitatori dall’estero. Più problematica è la situazione degli altri alberghi, che faticano a trovare un modo per sopravvivere alla mancanza di turisti.
“Il problema è che per molti stranieri che verrebbero qui volentieri, ad esempio gli egiziani, è difficile raggiungere Gaza” spiega Mohammed Al Afranji “se la situazione migliorasse, potrebbero arrivare altre persone dai paesi limitrofi, magari anche alcuni cittadini israeliani, come già accade (raramente) a Ramallah”.
Mohammad ha in mente soprattutto gli arabi israeliani, che spesso hanno parenti a Gaza, e farebbero visita volentieri ai loro familiari se questo fosse possibile. È però un desiderio che non potrà essere realizzato nei prossimi anni, visto che la situazione politica non sembra poter cambiare in breve tempo. Per gli albergatori di questa terra non resta che sperare di convincere gli arabi di altri Paesi a visitare Gaza, anche solo per vedere le sue spiagge al tramonto che, dicono, sia uno dei più belli del mondo.