“Sono madre legale di una bimba che è anche mia nipote”: l’assurdo caso di Ana Obregon
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Continua a far discutere in Spagna il caso dell’attrice 68enne Ana Obregón, madre legale di una bimba nata da una gestazione per altri in Florida lo scorso 20 marzo. Madrid non si è mai dotata di una legge sul tema, perciò la donna si è dovuta recare negli Stati Uniti, e la sua vicenda – apparsa nei giorni scorsi sulla copertina della rivista Hola – ha fatto il giro del mondo. Lei stessa aveva diffuso la notizia dopo averla tenuta nascosta per molto tempo.
“Sono tornata a vivere”, ha spiegato la star iberica, che nel 2020 aveva tragicamente perso il primogenito 27enne, Alejandro, a causa di un tumore. E proprio con il seme congelato di quest’ultimo è stata eseguita la fecondazione. La piccola è quindi anche nipote biologica dell’attrice. “Legalmente è mia figlia – sostiene la donna – e così viene indicato sul suo passaporto. La registrerò presso il Consolato spagnolo e così potrò portarla a casa”. Sul profilo Instagram dell’attrice è apparso anche un messaggio: “Ci hanno beccate! È arrivata una luce piena di amore nella mia oscurità“. Quella di concepire un figlio proprio sarebbe stata “l’ultima volontà” di Alejandro.
“Ho preso la decisione di iniziare il processo di maternità surrogata, che come è noto implica la partecipazione di una donatrice di ovulo e di una gestante, il giorno stesso in cui lui è volato in cielo”, ha detto Obregón, che ha poi assicurato che tutto il procedimento seguito per arrivare alla nascita della bambina è “legale”. Si prenderà cura lei della piccola, e in futuro le rivelerà l’identità di suo padre biologico: “Le dirò: ‘Tuo papà è in cielo e che tu arrivassi era ciò che più desiderava al mondo, e tua mamma è una donatrice’. Che problema c’è?”. L’intera vicenda sarà raccontata anche in un libro, mentre in Spagna il dibattito si riaccende.
La ministra delle Pari Opportunità, Irene Montero, ricorda che la pratica è illegale e ammonisce: “Non dimentichiamoci delle donne che ci sono dietro questi casi, vittime di una chiara discriminazione per povertà”. Di segno opposto le dichiarazioni di Santiago García, portavoce dell’associazione “Sono i nostri figli”, che rappresenta più di 700 famiglie: “Si comportano come se stessimo violando la donna o la sua integrità, ma non è affatto così. La donna sceglie tutto. Ha il controllo e prende le decisioni sul proprio corpo”.