L’accusa di Amal Clooney: l’Onu non ha fatto nulla per salvare le donne yazide dall’Isis
La pesante accusa arriva dall'avvocatessa per i diritti umani, che ha esortato le altre donne a unirsi nella lotta per la difesa delle libertà fondamentali
Le Nazioni Unite non hanno fatto nulla per aiutare le donne yazide ridotte a schiave sessuali dai miliziani dell’Isis. La pesante accusa è arrivata come una stoccata dall’avvocatessa per i diritti umani, Amal Alamuddin Clooney, durante una conferenza sulla condizione delle donne in Texas, organizzata martedì 15 novembre.
Non è la prima volta che l’avvocatessa di fama internazionale, celebre per aver difeso personaggi come Julian Assange e ora impegnata nella strenua difesa delle donne yazide ridotte in schiavitù dai miliziani del sedicente Stato islamico, si rivolge con toni accusatori e punta il dito contro l’inattività dei delegati che occupano un posto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Amal Alamuddin Clooney ha affermato di aver provato un senso di vergogna nello stare davanti a queste persone, e vedere come non abbiano fatto assolutamente nulla per impedire lo stupro e l’abuso ai danni delle donne yazide. “Anche lo stupro è un’arma di guerra”, ha precisato l’avvocatessa.
Per questa ragione, Amal si è rivolta alle centinaia di donne presenti alla conferenza di martedì in Texas esortandole a unirsi alla lotta per l’affermazione dei diritti delle donne, nei paesi in cui sono maggiormente minacciate.
Già nel mese di settembre, Amal aveva condannato i leader mondiali per la loro inazione nel fermare le persecuzioni contro le comunità yazide, una minoranza religiosa nel nord dell’Iraq, prese di mira dall’Isis.
Nel suo discorso di apertura pronunciato martedì in Texas, Amal Clooney ha parlato principalmente della situazione di Nadia Murad, la giovane yazida ridotta a schiava sessuale dall’Isis che è riuscita a fuggire e ora si batte per i diritti delle donne yazide.
“Voglio parlare con voi oggi su ciò che la lotta per i diritti umani significa per il gruppo di donne che rappresento”, ha esordito Amal davanti alla platea gremita principalmente di donne.
“Quando mi sono rivolta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite all’inizio di quest’anno, ho detto loro che mi vergognavo di come le Nazioni Unite non fossero state in grado di punire un genocidio. Mi vergogno che non sia stata fatta giustizia. Più di questo, mi vergogno soprattutto come donna che altre donne come Nadia, siano vendute e schiavizzate. Mi vergogno del fatto che s’ignorino le loro grida d’aiuto”.
L’avvocatessa ha proseguito raccontando la storia di Nadia e di quando venne rapita, dopo che il suo villaggio era stato circondato dai miliziani dell’Isis e molti membri della sua famiglia (soprattutto maschi) erano stati arrestati o uccisi.
“E’ stata costretta a pregare e a indossare degli abiti prima di essere stuprata. Dopo aver cercato di fuggire dall’abitazione dove venne condotta ma senza successo, il proprietario la costrinse a subire una violenza di gruppo da parte delle guardie. Queste abusarono di lei per tutta la notte, due alla volta, fino a quando la giovane non cadde a terra sfinita e priva di sensi”.
“Lo stupro è un’arma di guerra. Noi come donne, condividiamo un legame e numerose esperienze condivise. La cosa peggiore che possiamo fare è non alzarci in piedi a sostegno delle altre. Dobbiamo impegnarci a fare qualcosa per le altre donne, ogni giorno, non importa dove siamo o quello che facciamo. Se siamo unite, non ci sarà mai un limite a quello che possiamo fare”, ha concluso Amal Alamuddin.
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