Morto Alexey Navalny: le cause della morte dell’oppositore russo
Quali sono state le cause della morte di Alexey Navalny, l’oppositore russo di 47 anni morto nella colonia penale n. 3 dell’Okrug autonomo di Yamalo-Nenets, in Russia? Sulla morte del blogger c’è grande mistero. Al momento non sono state rese note. Ad annunciare il suo decesso è stato il dipartimento regionale del servizio penitenziario federale. “Il 16 febbraio di quest’anno, nella colonia correzionale n. 3, il detenuto Navalny A.A. si è sentito male dopo una passeggiata, perdendo quasi immediatamente conoscenza – si legge nella nota -. Gli operatori sanitari dell’istituto sono immediatamente arrivati ed è stata chiamata una squadra medica di emergenza”.
“Sono state eseguite tutte le misure di rianimazione necessarie, ma non hanno dato risultati positivi. I medici del pronto soccorso hanno confermato la morte del condannato. Si stanno accertando le cause della morte”, aggiunge il comunicato rilanciato dalle agenzie russe. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha detto che il servizio penitenziario russo stava effettuando tutti i controlli sulla morte di Navalny, ma che non aveva informazioni al riguardo.
Malattia
Abbiamo visto le cause della morte di Alexey Navalny, ma il blogger soffriva di qualche malattia particolare? Qualche mese fa i legali di Alexei Navalny avevano denunciato che l’uomo era malato. In particolare che aveva una malattia sconosciuta, per la quale nessuno lo stava curando. “Soffre di attacchi improvvisi, ha perso otto chili in due settimane”. Il sospetto – secondo i suoi legali – è che fosse in corso un avvelenamento del blogger, oppositore di Putin che si trova in cella di isolamento. Un procedimento a piccole dosi, con un veleno ad azione lenta, in modo da provocare un lento deterioramento del fisico.
Ruslan Shaveddinov, stretto collaboratore del dissidente russo, disse che “la notte tra il 7 e l’8 aprile (2023, ndr) è stata chiamata un’ambulanza perché Aleksej aveva forti dolori allo stomaco. Gli vietano di comprare generi alimentari e quindi lo obbligano a mangiare quel che prepara la mensa carceraria”. Dopo l’intervento dell’ambulanza “non c’è stata alcuna diagnosi”. Inoltre il 10 aprile lo hanno mandato “in uno shizo, una cella di punizione, per la tredicesima volta da agosto. Una cella piccolissima: due metri per tre. Sveglia anticipata, ore di sonno limitate. Di giorno il letto viene ribaltato e serrato alla parete. Aleksej non può né sedersi, né sdraiarsi, può stare soltanto in piedi. Le comunicazioni sono limitate. C’è meno tempo per scrivere, leggere la corrispondenza o libri. Le autorità carcerarie stanno isolando Navalny sempre più. Durante le udienze, non lo portano in tribunale, ma lo fanno apparire in videocollegamento”.