Ocasio Cortez contro Kamala Harris: “Dice ai migranti ‘non venite’ ma chiedere asilo al confine Usa è legale”
Le recenti dichiarazioni di Kamala Harris sull’arrivo dei migranti al confine tra Messico e Stati Uniti dal cosiddetto “Triangolo del Nord” (Honduras, Guatemala ed el Salvador) hanno incendiato il dibattito politico in Usa. Secondo i critici l’amministrazione Biden, nonostante la promessa di gestire i flussi in modo più umano, starebbe mostrando una sostanziale continuità con quella guidata da Donald Trump che, tra le altre cose, aveva deciso di separare genitori e figli alla frontiera.
“Non venite negli Stati Uniti: non venite”: ha detto Harris durante la sua visita in Guatemala nell’ambito del primo tour diplomatico compiuto all’estero dopo che il capo della Casa Bianca le ha affidato il compito di supervisionare gli sforzi per gestire le questioni alla base dell’immigrazione dall’America centrale. “È deludente assistere a questo discorso. Prima di tutto, cercare asilo al confine con gli Stati Uniti è un metodo di arrivo legale al 100 per cento”, ha scritto la deputata di origini sudamericane Alexandria Ocasio Cortez su Twitter condividendo il video della conferenza stampa di Harris. “Secondo, gli Stati Uniti hanno contribuito per decenni al cambio dei regimi e alla destabilizzazione dell’America Latina. Non possiamo aiutare qualcuno a incendiare la sua casa e poi incolparlo perché sta fuggendo”, ha aggiunto.
Nella conferenza congiunta con il presidente guatemalteco Alejandro Giammattei, Harris ha assicurato che gli Stati Uniti “continueranno a far rispettare le leggi e a proteggere i confini. “Se arriverete alla frontiera, sarete rispediti indietro”, ha sottolineato la ex procuratrice della California, figlia di immigrati di origine indiana e giamaicana. In realtà la vicepresidente, prima donna nera a ricoprire la carica nella storia del Paese, ha anche ricordato ai cittadini guatemaltechi che “esistono metodi legali per raggiungere gli Stati Uniti”. Ma secondo Cortez anche fare domanda di asilo direttamente al confine rientra tra questi.
L’amministrazione guidata da Joe Biden si è trovata in qualche modo costretta ad usare il pugno duro con chi cerca di fare ingresso nel Paese attraversando il confine meridionale degli Stati Uniti anche per il sorprendente flusso di migranti che ha raggiunto Tijuana a partire da gennaio, da quando cioè il neo presidente si è insediato con la promessa di imprimere un cambio di passo rispetto al suo predecessore, definendo l’accoglienza dei rifugiati un “dovere morale”. A gennaio 2021 78.442 persone hanno attraversato il confine, a febbraio 100.441: quasi il triplo rispetto al 2020. Secondo le autorità statunitensi ad aprile questa cifra è salita a 178 mila, il dato più elevato mai registrato in un solo mese in più di vent’anni, che ha costretto Biden ad utilizzare alcuni degli strumenti utilizzati da Trump, come i centri federali per l’identificazione dei migranti, dove le condizioni in cui vertono i richiedenti asilo – tra cui moltissimi minori – sono a dir poco precarie.
Il neo presidente è stato così travolto dalle critiche, soprattutto da parte repubblicana, ed ha sposato la linea dura, sintetizzata in parte dalle parole di Harris. Eppure, non tutto nella gestione dell’immigrazione da parte dell’ex senatore del Delaware ha confermato le politiche di Trump: dopo alcuni tentennamenti, la Casa Bianca ha alzato il numero dei rifugiati accolti ogni anno negli Stati Uniti da 12.500, il minimo storico, a 62.500, assicurando che l’anno prossimo la quota sarà raddoppiata fino a 125.000; ha reso più facile ottenere un visto per lavoratori qualificati, per motivi di studio o per fare entrare il coniuge che possiede un visto; ha abolito la norma che impediva di entrare legalmente a chi non dimostrava di poter comprare entro 30 giorni un’assicurazione sanitaria e interrotto il rafforzamento del muro al confine con il Messico voluto da Trump, spostando altrove le risorse già stanziate.
Biden ha anche cancellato la controversa pratica voluta dal Tycoon di separare i genitori dai figli nei centri di detenzione per immigrati irregolari, fermato le detenzioni dei bambini, lavorato per ricongiungere migliaia di bambini che erano stati tolti ai genitori anche mesi fa e abolito la norma che costringeva chi chiedeva regolarmente asilo di aspettare in Messico che la propria domanda venisse esaminata. Ma la missione affidata ad Harris di affrontare le cause dell’immigrazione “alla radice” si prefigura a dir poco complessa, con il rischio che i fondi stanziati per bloccare i flussi vengano utilizzati di fatto solo per armare e attrezzare i corpi di polizia e in generale le forze di sicurezza e di frontiera e non per programmi di ampio respiro volti a migliorare le condizioni di vita dei cittadini. I Paesi del triangolo del Nord, alle prese con le conseguenze della pandemia, disastri climatici e povertà strutturale, devono anche fare i conti con altissimi livelli di corruzione proprio tra le amministrazioni pubbliche che dovrebbero gestire gli stanziamenti di Washington.