Ad Aleppo è entrata in vigore una tregua umanitaria di undici ore
La sospensione degli scontri annunciata dalla Russia ha l'obiettivo di consentire ai civili e ai ribelli di lasciare la città. Potrebbe essere prolungata ulteriormente
Una tregua umanitaria di 11 ore annunciata dalla Russia è formalmente entrata in vigore giovedì 20 ottobre ad Aleppo, in Siria, per consentire ai civili e ai ribelli di lasciare la città.
Mosca aveva già detto che gli attacchi aerei da parte del governo russo e siriano erano stati interrotti due giorni prima, martedì 18 ottobre. La tregua rimarrà in vigore dalle 8 alle 19 di oggi, e la Russia ha annunciato che potrebbe essere prolungata ulteriormente.
Il mese scorso, le forze governative siriane avevano circondato i gruppi ribelli e lanciato un pesante attacco con il sostegno della Russia sulla città, fondamentale da un punto di vista strategico per il conflitto in corso.
Circa 2.700 persone sono state uccise o ferite nei bombardamenti da allora, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, un’organizzazione che documenta l’abuso dei diritti umani nella guerre civile siriana con sede nel Regno Unito.
I leader occidentali hanno più volte ribadito nelle ultime settimane che gli attacchi aerei russi e siriani su Aleppo potrebbero costituire crimini di guerra. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha condannato le azioni definendole “disumane”.
Intanto però la Russia respinge le accuse, con il presidente Vladimir Putin che le definisce meramente “retoriche”, sostenendo che non tengono conto delle realtà in Siria.
Il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha detto che la tregua avrebbe aiutato a garantire la sicurezza di sei corridoi umanitari attraverso i quali i civili, i malati e i feriti potrebbero essere evacuati dalla città.
Il gruppo jihadista Jabhat Fateh al-Sha – noto in precedenza come Fronte al-Nusra, fino a quando non ha interrotto i legami formali con al-Qaeda nel luglio 2016 – ha respinto l’offerta russa di lasciare la città di Aleppo, promettendo di continuare a combattere.
Le Nazioni Unite, che considerano Jabhat Fateh al-Sham un’organizzazione terroristica, sostengono che non ci siano più di 900 combattenti del gruppo nella città di Aleppo, a fronte degli 8mila ribelli presenti sul territorio in totale.