Al Jazeera denuncia Israele all’Aja: “La giornalista Shireen Abu Akleh fu uccisa deliberatamente”
Al Jazeera denuncia Israele all’Aja: “La giornalista Shireen Abu Akleh fu uccisa deliberatamente”
Al Jazeera ha chiesto alla Corte penale internazionale di perseguire Israele per l’uccisione della sua giornalista Shireen Abu Akleh. “Non pensiamo che Israele debba sfuggire alle proprie responsabilità”, ha detto Walid al-Omari, corrispondente dell’emittente a Gerusalemme e amico della giornalista palestinese-americana, colpita alla testa l’11 maggio scorso, mentre documentava gli scontri tra israeliani e palestinesi a Jenin, in Cisgiordania.
A uccidere la giornalista, una delle più note del mondo arabo, è stato un proiettile sparato dai soldati israeliani. Secondo le ricostruzioni fatte da al-Jazeera e testate statunitensi, come New York Times e Cnn, i soldati dello stato ebraico avrebbero aperto il fuoco sui giornalisti mentre nell’area non erano presenti palestinesi armati, nonostante Abu Akeh e i suoi colleghi indossassero giubotti anti-proiettili con l’evidente scritta “Press”. Dopo aver inizialmente attribuito l’uccisione ai miliziani palestinesi, lo scorso settembre le autorità israeliane hanno dichiarato che la reporter è stata con “alta probabilità” vittima di un “colpo accidentale” sparato da un soldato israeliano.
Nella denuncia presentata alla Corte de l’Aja, gli avvocati di al-Jazeera hanno consegnato un dossier contenente i risultati di un’indagine durata sei mesi sull’omicidio della giornalista, contenente testimonianze e filmati. La rete chiede che l’indagine sulla morte di Abu Akleh entri a far parte dell’indagine più ampia della procura, dopo la pronuncia dell’anno scorso con cui la Corte ha confermato la propria giurisdizione sulla situazione nei territori palestinesi occupati.
”Non è un singolo incidente, è un omicidio che fa parte di un contesto più ampio su cui l’accusa dovrebbe indagare per identificare i responsabili dell’omicidio e per sporgere denuncia contro di loro”, ha detto il legale Rodney Dixon, facendo riferimento a un “più ampio attacco” delle autorità israeliane “nei confronti di al-Jazeera e dei giornalisti presenti in Palestina”, che include il bombardamento degli uffici dell’emittente qatariota a Gaza, il 15 maggio 2021. “L’attenzione è su Shireen, e su questo particolare omicidio, questo oltraggioso omicidio. Ma le prove che presentiamo riguardano tutti gli atti contro al-Jazeera, perché è stata presa di mira in quanto testata internazionale”, ha aggiunto l’avvocato. “E le prove dimostrano che ciò che le autorità [israeliane] stanno cercando di fare è mettere tutto a tacere”.
In una nota, al-Jazeera ha ribadito che l’omicidio è stato un atto “deliberato”. Le nuove prove mostrerebbero che “Shireen e i suoi colleghi sono stati attaccati direttamente dalle forze di occupazione israeliane”, ha dichiarato al-Jazeera, aggiungendo che le nuove prove ribaltano quanto sostenuto dalle autorità israeliane e confermano “senza alcun dubbio, che non ci sono stati spari nell’area in cui si trovava Shireen, a parte quelli delle forze occupazione israeliane che le hanno sparato direttamente contro”.
Non si è fatta attendere la risposta del governo israeliano, che tramite il primo ministro Yair Lapid ha chiuso la porta a un’indagine internazionale. “Nessuno interrogherà i soldati dell’esercito israeliano e nessuno ci può fare la morale sul comportamento in guerra, certamente non la rete al-Jazeera”, ha detto il premier uscente.