Siria, la bimba nata nelle macerie dopo il terremoto è stata adottata dallo zio
Oltre ad aver ucciso almeno 47mila persone – stando ai più recenti bilanci ufficiali – il terremoto in Turchia e Siria ha “generato” anche una vita, quella di Afraa, una bambina di appena 13 giorni, nata dopo la scossa che ha seppellito e ucciso tutta la sua famiglia: è stata trovata ancora attaccata con il cordone ombelicale alla madre, ora sta bene ed è stata adottata da suo zio, che ha seguito da vicino le disperate operazioni di soccorso.
La casa in cui viveva, a Jindires, città del Nord Ovest della Siria, non c’è più. Crollata insieme a gran parte degli altri edifici di quell’area. Khalil al-Sawadi, il sopravvissuto più vicino per linea familiare alla tragedia, si è sottoposto a un test del dna che ha riscontrato affinità tra lui e la piccola, prima di poterla adottare.
“È una dei miei figli”, ha detto all’Associated Press, “non ci sarà alcuna differenza, la bimba rappresenta la memoria dell’intera famiglia che ho perduto”. Si è chiusa nel migliore dei modi una storia che era diventata molto popolare, al punto da far partire una richiesta di adozione internazionale.
Secondo i Caschi bianchi siriani alcuni mercanti legati al regime di Damasco avevano provato a rapire la bimba, poi presa in cura dal pediatra Hani Marouf e dalla moglie del direttore sanitario, madre di una bambina di quattro mesi, che aveva chiesto di poter allattare anche lei.
Era arrivata in ospedale in ipotermia, la respirazione rallentata, piena di tagli e lividi: ora le sue condizioni si sono stabilizzate e zio Khalil l’ha portata in una nuova casa, quella dei suoi cugini. Anche la sua abitazione, infatti, ha ceduto sotto la forza del sisma.