Perché amo Kabul
Nonostante i problemi di sicurezza, ci sono almeno dieci motivi per amare Kabul e scegliere di viverci
Nonostante i problemi di sicurezza, ci sono almeno dieci motivi per amare Kabul e scegliere di viverci.
L’ansia per la sicurezza, soprattutto tra i giovani istruiti e le donne, aumenta man mano che il 2014 avanza.
Questo tipo d’ansia è diventata sempre più apparente ai miei occhi, in particolar modo mentre mi preparavo a tornare all’università negli Stati Uniti, e molti dei miei amici e parenti mi consigliavano di non fare mai più ritorno in Afghanistan.
Ogni volta che affrontavo una conversazione del genere, rispondevo citando una o due cose positive dell’Afghanistan, che per me costituiscono ragioni più che sufficienti per tornare a vivere e lavorare nel mio Paese.
Ecco alcuni dei motivi per cui amo Kabul e voglio tornarci.
Le notti a Kabul sono magiche.
Salire in una notte d’estate su un tetto a guardare splendere il cielo stellato di Kabul, e le luci delle case di periferia brillare ai piedi delle colline, è una delle attività più rilassanti al mondo. Sfrecciare dopo il crepuscolo lungo l’80esima strada di Taimani è un altro momento magico dei miei periodi a casa.
Baaghe Shaai è un ristorante gestito da una signora afgana, nelle vicinanze del lago Qargha. Tutti i cuochi sono donne. Lo spazio è destinato solo alle famiglie, per evitare che gli uomini assillino il personale femminile.
Quando si entra nel giardino, specialmente di sera, si possono vedere molte famiglie sedute a parlare, mangiare o giocare a carte, mentre i loro bambini sono a divertirsi nella piccola piscina posizionata vicino all’entrata.
Le giovani coppie innamorate si abbracciano sotto agli alberi: meli, albicocchi e peri. I cespugli di rose rosse e bianche, le orchidee e il verde che copre il giardino, donano un odore di freschezza a tutto l’ambiente. Il servizio è amichevole e la proprietaria, una donna di mezz’età con un bel sorriso, passa sempre per i tavoli a salutare gli ospiti.
Sedersi su una panchina in giardino prima del tramonto leggendo il poeta Mawlana o la poetessa iraniana Frogh Farokhzaad, bevendo del tè verde bollente e ascoltando musica proveniente da tutto il mondo trasmessa dalle radio locali fa bene allo spirito, è la cosa migliore.
Non importa quanto sia stata brutta la giornata appena trascorsa, quando la linea rossa del tramonto brilla attraverso le alte e fiere colline di Kabul, l’intera città si riempie di speranza per un domani migliore.
So che molte persone odiano il traffico di Kabul, è comprensibile. Dopotutto si può rimanere bloccati per un tempo che varia dai 15 minuti alle tre ore. Penso a quando la mia famiglia è tornata a Kabul nel 2001: la città era deserta, non c’erano segni di vita.
C’erano veramente poche donne. Ancora meno se si contavano quelle che non indossavano un burqa. Ora invece Kabul è in piena crescita! Vedere così tante persone che si precipitano al lavoro o corrono nei centri commerciali mi dà speranza e mi fa credere che gli afgani non lasceranno in mano a qualcun altro il destino del loro Paese.
Quando sono bloccata nel traffico cerco con lo sguardo le guidatrici femminili, conto il numero delle donne che camminano per le strade. Guardo i sorrisi dei bambini che vendono libri e riviste, e sono felice nel vedere la mia città piena di vita.
Quando quest’anno sono tornata all’università negli Stati Uniti, molte persone mi facevano notare come sembrassi più sana dopo un po’ di tempo trascorso a casa.
Do il merito di questo alle bancarelle di frutta della città. I negozianti trattano sul prezzo dei loro prodotti fino allo stremo, e li vendono come se fossero i migliori al mondo. La maggior parte della frutta è prodotta in Afghanistan. È fresca e succosa, non come quella degli Stati Uniti, che sa di plastica e carta.
Vederli camminare per le strade mi ha riempito di orgoglio quest’estate. Ho notato che sono molto cambiati negli ultimi anni. Sono più amichevoli nei confronti delle donne, più rispettosi e professionali. Il loro equipaggiamento è migliore rispetto al passato. Tutte le volte che li vedo li saluto e sorrido, e loro contraccambiano.
Quest’estate ho incontrato il bambino più carino di sempre. Solitamente indossava un cappellino da baseball, vestiti puliti ed era pieno di energia positiva e felicità. Mi sorrideva ogni volta che mi vedeva arrivare. Correva verso di me con entusiasmo e mi chiedeva “Khala (zia), posso lavarti la macchina?”.
Il Baba Amir Kababi è un tipico ristorante che cucina kebab, sulla strada principale di Kabul, la Shar-e-Naw Street. È stato il primo kebab che ho mangiato dopo molti anni a Kabul.
Sono stata accolta da un gentile signore in uniforme rosso scuro. Di solito le famiglie e le donne sono invitate a sedere in una parte riservata del ristorante, ma tutte le volte che sono andata mi hanno fatto accomodare nella sala principale, senza nemmeno chiedermi di sedermi nella ‘stanza separata’.
La sua apertura mentale mi rende felice ogni volta che ci torno.
Mi capita sempre più spesso di vedere coppie che si tengono per mano in un centro commerciale, sedute sotto un albero nel giardino storico Baaghe Babur, bere chai al ristorante, camminare attorno a Shahr-e-Naw.
Di solito l’amore è considerato una sorta di crimine, e le manifestazioni d’affetto pubblico non sono comuni tra le famiglie afgane. Vedere questi gesti d’amore mi rende speranzosa sul fatto che alcuni uomini inizino a vedere le loro mogli e fidanzate come loro pari, come compagne di vita, e questo è un progresso.
Quest’estate ho incontrato molti giovani intraprendenti e ho preso parte a molte delle loro iniziative.
Da Hadia, un gruppo di volontari che stava lavorando per una riforma scolastica e che distribuiva Iftaari, il pasto che viene mangiato tutti i giorni per colazione durante il Ramadan, fino a un gruppo di giovani che raccoglieva firme contro i talebani e i loro crimini, e che distribuiva cibo ai rifugiati.
Ne ho visti altri che chiedevano la costituzione di un ‘club del libro per giovani’. Tutti esempi di gioventù organizzata e in crescita. Le dimostrazioni giovanili come le scritte sui muri di Balkh sono tutti segnali di cambiamento, e motivi per credere e avere speranza nell’Afghanistan.
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Dal blog di Noorjahan Akbar per The Post Internazionale