“La pace in Afghanistan? Oggi è peggio di prima e per le donne è ancora un inferno”: parla l’attivista Rahel Saya
L'attivista e giornalista originaria di Kabul racconta a TPI la sua lotta per i diritti delle donne in un Paese in costante conflitto
Rahel Saya è una giovane e coraggiosa giornalista della Radio-TV Andisheh e attivista per i diritti civili in Afghanistan. Ha poco più di vent’anni, vive a Kabul, e ogni giorno racconta storie di coraggio di donne, bambine che combattono per le libertà nel Paese, ancora oggi ostaggio di disordini e della lotta tra le forze talebane. Come giornalista, realizza reportage da diverse parti del Paese e scrive documentari. Non è facile per Rahel Saya vivere e lavorare in Afghanistan.
“La visione sessista della società è qualcosa che tutte le ragazze devono affrontare. Ma in questo Paese è ancora più accentuata” – racconta a TPI. Il suo lavoro è spesso condizionato da azioni di disturbo e di boicottaggio, ma come giornalista e attivista prosegue nella sua professione, e ci racconta le sfide che sta affrontando un Paese in costante conflitto.
Com’è la situazione ora in Afghanistan dopo il tentativo di dialogo per la pace interna? Pensi che ora sia meglio di prima?
La situazione non è positiva come sembrava essere diventata pochi anni fa. Da quando hanno iniziato a diffondersi voci relative ad una possibile condizione di pace, gli estremisti hanno scelto di creare ancora più ostacoli per le donne. Vogliono che il regime talebano elimini completamente il ruolo delle donne e che venga creato un impero di soli uomini come negli anni ’90. Le libertà civili sono ancora più limitate di prima e la libertà di espressione, di credo e di religione rischia di finire travolta sotto le ceneri dell’estremismo.
Qual è il tuo impegno in questo senso?
Come giornalista, cerco di coprire e raccontare principalmente questioni e attività relative a donne e bambini. Credo che raccontare storie interessanti e di ispirazione può motivare altre donne e ragazze a lottare per i propri diritti. Anche se non è facile.
Il trattato di pace è qualcosa che potrà durare?
Come dimostrano gli episodi di cronaca, non c’è speranza per costruire una pace sostenibile e giusta nel mio Paese. Mentre entrambe le parti negoziano, stiamo assistendo ad un notevole aumento del terrorismo e della distruzione. Mentre imploriamo la pace, l’altra parte ci uccide. Ma la questione più importante, oltre alla firma del trattato, è la garanzia della libertà per me e per altri milioni di ragazze, che oggi sembra impossibile.
Cosa può fare l’Europa per l’Afghanistan?
L’Europa è stata una forte sostenitrice dell’Afghanistan negli ultimi due decenni, e la ringraziamo per il suo aiuto e per gli sforzi. Penso che il suo ruolo possa essere ancora rilevante all’interno del paese. L’Europa può insistere sui risultati che abbiamo ottenuto insieme ai nostri alleati internazionali. L’Unione Europea può difendere le libertà civili ottenute lottando ancora per l’Afghanistan.
Come vedi il futuro del tuo paese?
Il futuro del mio paese è legato ai soggetti che stanno governando il paese in questo momento. Se apprezzeranno e daranno valore ai sacrifici e alla dedizione dei miei connazionali, sicuramente potremo contare su un futuro migliore di oggi. Ma se questo non accadrà, temo arriveremo ad una nuova guerra nel Paese. Questa volta senza fine.
Ti senti al sicuro in queste condizioni?
L’Afghanistan è la mia patria, dove sono nata, cresciuta e ho lottato come individuo e come cittadina. Mi sento legata al Paese, ma oggi la situazione, ad essere onesti, è molto preoccupante.
I giovani sono coinvolti nell’azione politica?
Certamente. Molti giovani sono ora coinvolti in diverse azioni politiche. Ci sono state azioni forti da parte dei giovani e numerosi sforzi per coinvolgerne sempre di più. La presenza dei giovani si percepisce e si vede ogni giorno. Questa è la strada giusta su cui proseguire. Quali sono i sogni dei giovani afghani adesso? Il sogno di ogni giovane afghano è di avere un Paese pacifico in cui lavorare, vivere e godersi la vita. Il sogno di un Paese stabile dove non si ripeta un passato oscuro.
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