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Afghani bloccati al confine tra Polonia e Bielorussia da due settimane: Strasburgo lancia l’allarme

Immagine di copertina
Credit: Ansa foto

“La Polonia deve agire immediatamente per proteggere i diritti umani delle persone bloccate al confine con la Bielorussia che si trovano in una situazione umanitaria allarmante”. Lo afferma Dunja Mijatovic, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, riferendosi alle condizioni difficilissime di migranti, per lo più provenienti da Iraq e Afghanistan, bloccati al confine tra Polonia e Bielorussia da oltre due settimane: le guardie di frontiera dei due Paesi non lasciano passare né da una parte né d’altra.

Decine di migranti hanno allestito accampamenti di fortuna all’interno della Bielorussia, vicino al villaggio polacco di Usnarz Gorny, tra le schiere di personale militare di entrambi i Paesi.

E pare che sulla pelle di queste persone si stia conducendo un braccio di ferro tra la Bielorussia e Polonia. L’Ue sostiene che il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, stia conducendo una sorta di “guerra ibrida”, utilizzando i migranti per esercitare pressioni sul blocco. La Polonia, dal canto suo, ha dichiarato che non consentirà l’ingresso delle persone al confine. Il primo ministro, Mateusz Morawiecki, ha affermato che ciò significherebbe cedere al “ricatto” di Lukashenko, mentre il ministro della Difesa, Mariusz Blaszczak, ha avvertito che lungo il confine con la Bielorussia sarà costruita una nuova recinzione alta 2,5 metri.

Mijatovic condanna le azioni della Bielorussia – che incoraggia i migranti, non solo afgani, ad attraversare il confine, creando cosi una situazione difficile da gestire per gli Stati limitrofi. Tuttavia ribadisce che i Paesi membri del Consiglio d’Europa hanno degli obblighi da rispettare. Così, dopo aver scritto al governo lituano affinché rispetti i diritti di chi chiede rifugio, oggi esorta Varsavia. “La Polonia non può permettere che persone innocenti e vulnerabili siano vittime della condotta della Bielorussia”, dice Mijatovic. “La risposta di uno Stato membro del Consiglio d’Europa non può essere quella di respingere queste persone, di negargli l’accesso alle procedure per richiedere l’asilo, o tenerle bloccate in una situazione d’emergenza umanitaria”, conclude Mijatovic.

Il Comitato di Helsinki per i diritti umani ha dichiarato martedì 24 agosto, di aver chiesto alla Corte europea dei diritti dell’uomo di adottare misure temporanee per garantire che la Polonia assicuri sicurezza ai migranti e offra loro cibo, acqua e riparo in un apposito centro per rifugiati. Il difensore civico per i diritti umani della Polonia ha affermato che la Guardia di frontiera polacca sta violando la Convenzione di Ginevra non accettando le richieste di alcuni migranti che avrebbero diritto alla protezione internazionale nel Paese.

Questo mese, la Polonia ha assistito ad un imponente afflusso migratorio poiché più di 2.000 persone hanno cercato di entrare illegalmente nel suo territorio. In risposta, Varsavia ha iniziato a costruire una recinzione di filo spinato, ha schierato soldati al confine e ha temporaneamente legalizzato i respingimenti. Il governo sta anche pensando di modificare la legislazione. La maggior parte dei migranti proviene dall’Iraq e dalla Siria oltre che dall’Afghanistan e tutti sono bloccati al confine polacco-bielorusso, presidiato da entrambi i lati dalle forze armate. I migranti, soprattutto i cittadini afgani, chiedono protezione internazionale in Polonia.

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