Carola Rakete: “Non ho salvato migranti, ho salvato vite umane”
La dura accusa di Carola Rackete all’Ue
“Non ho salvato migranti, ho salvato vite umane”. L’ex capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete torna a prendere la parola e lo fa durante la sua audizione all’Eurocamera del 3 ottobre, in cui non risparmia le critiche alle istituzioni dell’Ue: “Dopo l’episodio della Seawatch3 ho ottenuto attenzione dalle istituzioni, ma dove eravate quando abbiamo chiesto aiuto? L’unica risposta che ho avuto allora è stata da Tripoli, dove non potevo andare. In Europa, la culla dei diritti, nessun governo voleva 53 migranti. È stata una vergogna. Le istituzioni mi hanno attaccata. Sono stata lasciata sola. I governi hanno eretto muri, come se sulla nave ci fosse la peste”.
Ricorda quali furono le motivazioni che il 26 giugno la spinsero a forzare il blocco imposto dalle autorità italiane: “La mia decisione di entrare in porto con la Seawatch3 dopo 17 giorni in mare senza ricevere risposta non fu una provocazione come molti hanno detto. Ma un’esigenza. Ritenevo che non fosse più sicuro restare in mare e temevo per quanto poteva accadere”, dichiara.
Non sembra soddisfatta dell’accordo di Malta del 23 settembre, che prevede la rotazione volontaria dei porti di sbarco per i migranti e la ricollocazione in altri Paesi secondo quote percentuali.
“Il nostro caso come quello di altre ong sottolinea la necessità di affrontare la situazione dei salvataggi in mare a livello europeo, che non può essere lasciata a negoziati ad hoc. E anche un meccanismo di ricollocamenti temporaneo, focalizzato sui rimpatri piuttosto che sull’accoglienza non è una soluzione realistica. La riforma del regolamento di Dublino è attesa da tempo, ma la soluzione è la creazione di canali legali verso l’Europa”, afferma rivolgendosi al Parlamento europeo.
Non crede nemmeno che sia la Libia a poter gestire la situazione trattenendo i migranti ancora prima che possano partire per l’Europa: “Provo tristezza in questo anniversario in cui si ricorda la perdita di oltre 300 vite umane nel Mediterraneo centrale, perché l’Unione europea ricorre sempre più all’esternalizzazione dei salvataggi con deleghe a Paesi in guerra come la Libia, violando le leggi internazionali”.
Al termine del suo intervento molti parlamentari hanno risposto alle sue parole con una standing ovation e un lungo applauso in segno di gratitudine.