La versione di Mosca sull’abbattimento del drone americano: “Nostri piloti professionali, non cerchiamo lo scontro”
La Russia ha fornito una sua versione dell’incidente che ieri ha visto la distruzione di un drone da ricognizione americano, colpito da un jet del Cremlino: sarebbe stato localizzato “vicino alla penisola di Crimea, in direzione del confine della Federazione russa”, ha dichiarato il ministero della Difesa di Mosca, nel tentativo di giustificare l’attacco.
“Il velivolo volava sul Mar Nero verso il confine con i transponder spenti – avvisa l’ufficio diretto dal ministro Shoigu – a quel punto i caccia dell’aeronautica russa hanno provato a identificare l’intruso, ma non hanno usato armi e non sono entrati in contatto con il drone americano, che ha perso il controllo e quota ed è finito in acqua al termine di una brusca manovra”. Il jet russo, un Su-27, avrebbe urtato l’elica del MQ-9 Reaper americano – ha spiegato il Pentagono – costringendo i piloti che lo manovravano da terra a farlo precipitare nel Mar Nero.
Secondo un funzionario statunitense citato dalla Cnn, il Reaper stava operando nello spazio aereo internazionale. Il portavoce del Pentagono Pat Ryder haillustrato la dinamica di quanto accaduto: “Per circa 30, 40 minuti i jet russi hanno volato vicino al drone prima di entrare in collisione”.
In una nota lo Us Eucom, il comando degli Stati Uniti per l’Europa, scrive che “questo incidente segue uno schema di azioni pericolose da parte di piloti russi che interagiscono con velivoli statunitensi e alleati nello spazio aereo internazionale, anche sul Mar Nero”. “Queste azioni aggressive da parte dell’equipaggio russo – si legge – sono pericolose e potrebbero portare a calcoli errati e a un’escalation involontaria”.
Per la ricercatrice della Rand Corporation Dara Massicot incidenti simili rappresentano “segnali coercitivi” che Mosca invia ai suoi alleati nel Mar Nero, e sono sempre più frequenti. Questo intercettamento però, ha precisato il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby, è degno di particolari attenzioni perché “pericoloso e non professionale”.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è stato informato dell’incidente, il dipartimento di Stato manifesterà “forti obiezioni” all’ambasciatore russo Anatoly Antonov, che ha replicato: “I piloti russi hanno agito in modo molto professionale, non c’è stato alcun contatto e non c’è stato alcun uso di armi. Non cerchiamo lo scontro con gli Stati Uniti”.
Già da prima che scoppiasse la guerra gli Stati Uniti avevano intensificato i pattugliamenti nello spazio aereo internazionale con aerei radar per cercare di intercettare comunicazioni russe e monitorare a distanza le attività del Cremlino.