Trump: “Dazi del 25% sulle auto”. E minaccia Europa e Canada

Mossa per proteggere il "Made in Usa", ma gli analisti temono che le tariffe possano far male non solo alle aziende straniere che esportano negli Usa ma anche al mercato interno statunitense
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump annuncia dazi del 25% sulle importazioni di automobili, camion leggeri e dei relativi pezzi di ricambio. La misura, afferma la Casa Bianca in una nota, “proteggerà e rafforzerà il settore automobilistico statunitense”, un’industria “fondamentale per la sicurezza nazionale e compromessa dalle importazioni eccessive che minacciano la base industriale nazionale e le catene di approvvigionamento americane”. Il timore di molti analisti, peraltro, è che il provvedimento possa danneggiare sia le aziende estere che esportano negli Usa sia il settore automobilistico statunitense, che proprio a causa dei dazi potrebbe registrare forti rialzi dei prezzi.
Le tariffe sui veicoli entreranno in vigore il 3 aprile, ventiquattro ore dopo il cosiddetto “giorno della liberazione” che vedrà scattare dazi nei confronti dell’Unione europea e di altri 14 Paesi che presentano significativi squilibri nella bilancia commerciale con gli Stati Uniti. Le tasse sui pezzi di ricambio dovrebbero essere operative, invece, a partire da maggio o più avanti, mentre sono già in vigore dal 12 marzo le tariffe su acciaio e alluminio provenienti da Messico, Canada e Cina.
Secondo Trump, i dazi sull’automotive favoriranno una “crescita straordinaria” per l’industria statunitense delle quattro ruote, facendo aumentare posti di lavoro e investimenti nel Paese. Parlando con i giornalisti, il presidente ha sottolineato che si tratterà di oneri “permanenti” e ha ribadito così il suo ragionamento: “Se costruisci la tua auto negli Stati Uniti non ci saranno dazi”. “È l’inizio della liberazione dell’America. Incasseremo fino a mille miliardi di dollari”, assicura il presidente.
Lo scorso anno gli Usa sono stati venduti 16 milioni di veicoli tra automobili e camion leggeri. Di questi, circa la metà sono stati importati dall’estero, per un valore dell’import pari a circa 220 miliardi di dollari, che sale a quasi 500 miliardi se si includono i pezzi di ricambio. Il principale Paese fornitore di automobili è il Messico, seguito da Corea del Sud, Giappone, Canada e Germania.
I dazi non dovrebbero interessare la Tesla di Elon Musk, che ha in Texas il suo più grande stabilimento mondiale, né l’europea Stellantis, che conta diciotto fabbriche negli Stati Uniti, un mercato su cui è presente con i marchi Jeep, Ram, Dodge e Chrysler.
Poche ore prima dell’annuncio dei dazi da parte di Trump, la sudcoreana Hyundai ha annunciato investimenti per 21 miliardi di dollari negli Stati Uniti, che comprendono la costruzione di una nuova acciaieria in Louisiana. Il presidente degli Usa ha accolto con soddisfazione la notizia affermando che si tratta della “chiara dimostrazione che i dazi funzionano molto bene”.
L’industria dell’automotive statunitense conta circa un milioni di occupati tra assemblaggio e componentistica. Molte aziende Usa hanno sedi operative anche in Messico e Canada. La Casa Bianca precisa che per le importazioni provenienti da questi due Paesi i dazi riguarderanno solo al “loro contenuto non statunitense”.
Secondo gli analisti dell’Anderson Economic Group, il costo di un’auto realizzata utilizzando solo componenti provenienti da Messico e Canada potrebbe aumentare di una cifra compresa tra i 4.000 e i 10.000 dollari, a seconda del veicolo. Uno studio del 2024 della Commissione per il commercio internazionale degli Stati Uniti ha previsto che una tariffa del 25% sulle importazioni ridurrebbe le importazioni di quasi il 75%, aumentando al contempo i prezzi medi negli Stati Uniti di circa il 5%.
Dopo l’annuncio di Trump, i titoli in borsa delle maggiori aziende automobilistiche statunitensi e giapponesi hanno registrato forti cali. L’Acea, l’associazione che riunisce i costruttori europei, ha diffuso una nota. “Esortiamo il presidente Trump a considerare l’impatto negativo delle tariffe non solo sulle case automobilistiche globali, ma anche sulla produzione nazionale degli Stati Uniti”, si legge nel comunicato. “Le tariffe non avranno un impatto solo sulle importazioni negli Stati Uniti, una penalità che i consumatori americani probabilmente pagheranno, ma le misure sui componenti per auto danneggeranno anche i produttori di automobili che producono auto negli Stati Uniti per i mercati di esportazione”.
Il primo ministro del Giappone Shigeru Ishiba ha fatto sapere che metterà “tutte le opzioni sul tavolo” in risposta ai dazi. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha descritto la mossa come “dannosa per le aziende, ancora peggio per i consumatori”, mentre il primo ministro canadese Mark Carney ha definito i dazi un “attacco diretto” ai lavoratori canadesi e ha affermato che sta valutando misure di ritorsione. Trump, da parte sua, ha minacciato tariffe “molto più elevate” nel caso in cui l’Ue e il Canada collaborino per arrecare quello che ha descritto come “danno economico” agli Stati Uniti.
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