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Home » Economia

La transizione ecologica è una priorità per giovani e imprese: lo rivela uno studio Edison

Immagine di copertina
L'amministratore delegato di Edison Nicola Monti

La priorità condivisa della transizione ecologica è un elemento fondamentale per giovani e imprese italiane. Otto giovani su dieci e sei imprese su dieci ritengono che sia l’elemento chiave per il passaggio a una società futura sostenibile. Ma c’è di più: i giovani associamo a questa priorità una profonda evoluzione dei valori, mettendo al centro l’inclusività, il senso di comunità e la promozione del bene comune.

Questa enfasi sulla transizione ecologica da parte di giovani e imprese è motivata da una realtà preoccupante: oltre due terzi delle imprese italiane ritengono che l’attuale modello economico non abbia contribuito a uno sviluppo sostenibile. Sei imprese su dieci considerano insufficiente l’attenzione dedicata all’inclusione, alla crescita economica, alla tutela ambientale e alla resilienza dei sistemi produttivi.

Questa situazione genera incertezza per il futuro, con sette giovani italiani su dieci che guardano avanti con dubbi.

Nicola Monti, amministratore delegato di Edison, durante il Forum di Cernobbio ha sottolineato l’importanza di questa sfida. Ha affermato che stiamo vivendo una rivoluzione tecnologica ed energetica e che sono necessari notevoli investimenti nei prossimi due decenni. L’Europa deve giocare un ruolo centrale nella politica di decarbonizzazione e creare strumenti di investimento e piattaforme tecnologiche per diventare leader mondiali, come gli Stati Uniti e la Cina.

Uno studio presentato a Cernobbio con The European House Ambrosetti ha individuato tre tendenze principali che avranno un impatto significativo sulla società fino al 2050: le dinamiche geopolitiche ed economiche globali, la demografia e l’evoluzione tecnologica.

Le dinamiche geopolitiche evidenziano una nuova bipolarizzazione tra il blocco occidentale e il blocco sino-russo, con altri paesi che cercano alleanze in base ai loro interessi strategici. Questo comporta una ridefinizione delle catene globali del valore, specialmente nei settori industriali ad alta tecnologia.

Dal punto di vista demografico, l’Europa perde peso sulla popolazione globale, e le economie mature si stanno confrontando con l’invecchiamento della popolazione.

L’evoluzione tecnologica è accelerata dalla digitalizzazione e dall’Intelligenza Artificiale, che sta diventando un tema centrale nella competizione internazionale.

Un altro aspetto cruciale emerso dallo studio è la necessità di accelerare la transizione verso un futuro sostenibile, mantenendo un forte focus sulle comunità, il territorio e il sistema pubblico. I giovani vedono il sistema pubblico, comprese le istituzioni e le scuole, come fondamentali per affrontare il futuro.

Le imprese stanno già implementando piani per la transizione ecologica, ma chiedono un maggiore impegno politico e supporto istituzionale. La tecnologia svolge un ruolo chiave in questo processo di cambiamento, con la maggior parte dei giovani che la considera parte integrante della vita quotidiana.

Per realizzare la “Società 5.0,” che mette al centro il benessere umano attraverso la convergenza tecnologica, è necessario potenziare il sistema educativo, concentrandosi non solo sulle competenze tecniche ma anche su temi come etica, tecnologia e sostenibilità.

“La necessità di perseguire obiettivi di sostenibilità e inclusività rende l’energia un fattore chiave per realizzare un futuro equo e rispettoso dell’ambiente: è sufficiente pensare che tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dalle Nazioni Unite, 6 su 17 (e 28 target) sono direttamente impattati dall’energia – ha sottolineato Nicola Monti – Questo ruolo cruciale non farà che intensificarsi grazie alle frontiere aperte dalla ricerca, dall’innovazione e dagli investimenti: già oggi, infatti, l’energia è il primo settore economico a livello europeo e italiano per intensità degli investimenti (39% del valore aggiunto del settore in entrambi i casi, per un valore complessivo di 90 miliardi dell’Unione Europea)”.

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