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L’altro ponte sullo Stretto: così l’interconnessione tra Sicilia e Tunisia cambierà il futuro energetico dell’Italia

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Costerà 850 milioni di euro e collegherà l’Europa all’Africa. L’elettrodotto tra Sicilia e Tunisia assicurerà il transito di 600 megawatt di corrente tra i due continenti. Così l’Italia diventerà un hub globale

L’Italia si candida a svolgere un ruolo di primaria importanza nello scacchiere energetico del Mediterraneo, e lo fa anche grazie a un grosso – nonché storico – contributo dell’Unione europea: il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha infatti avviato il procedimento autorizzativo per la nuova interconnessione elettrica tra il nostro Paese e la Tunisia, un elettrodotto sottomarino da 600 Mw in corrente continua che collegherà Europa e Africa.

Il progetto costerà in totale 850 milioni di euro, ma in accordo al Regolamento Uw 347/2013 è stato inserito nella lista dei Progetti di Interesse Comune (Pci), e per questo motivo verrà finanziato per 307 milioni di euro mediante il fondo Ue “Connecting Europe Facility” (Cef), solitamente destinato allo sviluppo di piani che mirano al potenziamento delle infrastrutture energetiche comunitarie.

È la prima volta che fondi europei Cef vengono destinati a un’opera sviluppata da uno Stato membro e uno Stato terzo: questo a significare che l’esigenza di differenziare le forme di approvvigionamento energetico, in un periodo dominato dall’incertezza dei rapporti internazionali, va al di là di ogni confine geopolitico. Come ulteriore testimonianza dell’importanza strategica dell’elettrodotto, la Commissione europea ha destinato al progetto oltre la metà del budget disponibile nel bando del 2022. Il ponte energetico con la Tunisia è stato riconosciuto come uno strumento essenziale per completare il mercato interno europeo dell’energia e aiutare così l’Ue a centrare i suoi obiettivi strategici: approvvigionamenti sicuri, sostenibili e a prezzi ragionevoli per tutti i cittadini europei e un’economia climaticamente neutra entro il 2050.

Attualmente nell’elenco dei PCI ci sono 98 progetti, di cui 67 per la trasmissione e lo stoccaggio di energia elettrica, 20 nel settore del gas, 6 nell’ambito delle reti per il trasporto di biossido di carbonio e 5 in quello delle reti intelligenti. Questi cantieri sotto l’egida di Bruxelles godono di una serie di agevolazioni burocratiche come procedure accelerate di rilascio delle autorizzazioni (della durata massima di tre anni e mezzo), una valutazione ambientale migliore, più rapida e più snella, e un’unica autorità nazionale competente che coordini tutti i procedimenti di rilascio dei certificati.

Il ruolo di Terna
L’elettrodotto verrà realizzato da Terna e da Steg, l’operatore elettrico tunisino. “Si tratta di una infrastruttura strategica per il nostro Paese e per l’Europa, che potrà contribuire in maniera significativa all’indipendenza energetica, alla sicurezza del sistema elettrico e allo sviluppo delle fonti rinnovabili”, afferma Stefano Donnarumma, amministratore delegato di Terna. Insieme alla controparte tunisina, l’azienda aveva cominciato già all’inizio degli anni 2000 a ideare un modo per collegare la rete elettrica dei due Paesi.

Ma si è dovuto aspettare il 2007 prima delle ratifiche ufficiali da parte dei due esecutivi. Il 30 aprile del 2019 è stato stipulato un accordo intergovernativo tra Italia e Tunisia per supportare lo sviluppo del progetto di interconnessione. Il 22 Ottobre 2019 Terna e Steg hanno siglato una dichiarazione d’interesse comune con l’obiettivo di intensificare la cooperazione industriale nell’ambito delle infrastrutture elettriche. Vista la valenza strategica dell’opera per l’intero bacino del Mediterraneo, un importante finanziamento è arrivato anche dalla World Bank per l’attuazione di studi di fattibilità di dettaglio e di progettazione preliminare: entrambe le fasi sono, ad oggi, in svolgimento.

Nello specifico il progetto prevede la realizzazione di 200 km di cavi sottomarini Hvdc, dall’inglese “High Voltage Direct Current”, un sistema di trasmissione di energia elettrica in corrente continua, anziché in corrente alternata (come è di più frequente utilizzo) che porta maggiori vantaggi se utilizzato su lunghe distanze di trasmissione e con linee dirette, come è il caso dell’elettrodotto Italia-Tunisia.

Sarà un vero e proprio ponte energetico che collegherà la stazione elettrica esistente di Partanna, in provincia di Trapani, ad una stazione di nuova realizzazione nella penisola di Capo Bon, in Africa. Per quanto riguarda l’Italia, dal punto di approdo a Castelvetrano, il cavo interrato percorrerà 18 chilometri di strade già esistenti non andando a intaccare ambiente e paesaggio locali.

Impatto contenuto
Un’opera di tale portata ha infatti suscitato preoccupazioni tra gli abitanti dell’area e le associazioni, che temono un impatto negativo sul territorio. Terna ha assicurato che gli studi marini-ambientali, oggi in corso, permetteranno di definire il miglior tracciato nel rispetto dei fondali e degli ecosistemi. La nuova stazione sarà circondata da una barriera naturale di alberi e verrà realizzata con architetture e colori in sintonia col paesaggio.

Prima di procedere con il progetto vero e proprio, si è passati per una lunga fase di consultazioni pubbliche nei comuni interessati dall’intervento, conclusasi nel luglio 2021, durante la quale sono state analizzate e discusse le osservazioni pervenute da amministrazioni, enti e cittadini. Dai colloqui è emerso che le spiagge, tra le principali preoccupazioni in un’area molto ricercata dai turisti in alta stagione, non verranno toccate dall’elettrodotto: il cavo è completamente interrato attraverso una trivellazione orizzontale controllata, che fa sì che l’attività non interferisca con la battigia, per cui la spiaggia che ospita il cavo non subisce alcuna interferenza o limitazione.

Nel periodo necessario alla realizzazione della stazione di conversione, circa 4 anni tra l’apertura del cantiere e la messa in esercizio, sarà comunque possibile fare il bagno lungo la costa: l’elettrodotto non rilascerà sostanze tossiche, a parte una minima emissione di cloro localizzata nelle vicinanze dell’elettrodo, e soltanto lì – in una zona comunque non raggiungibile comunemente a nuoto – verrà indicato dalle mappe un ristretto divieto di balneazione.

L’opera avvicina l’Italia al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Piano di Sviluppo della Rete di Trasmissione Nazionale, che prevede entro il 2030 una copertura dei consumi lordi di energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili al 55% (rispetto al 35% del 2019). A tale scopo, entro la fine del decennio sarà necessario installare circa 40 GW di nuova capacità rinnovabile costituita quasi esclusivamente da fonti come eolico e fotovoltaico.

Si tratta anche dell’ennesimo tassello dei rapporti energetici tra il nostro Paese e il Nordafrica, considerato un potenziale hub di produzione ed esportazione di elettricità pulita: oltre a poter contare su un’ottima esposizione solare e una discreta ventosità, sono anche geograficamente vicini al mercato europeo. Secondo Snam, la società che gestisce la rete italiana dei gasdotti, oltre all’elettricità l’Italia potrebbe importare dai Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo anche idrogeno verde, un combustibile a zero emissioni ricavato a partire dall’energia eolica e solare, a un prezzo del 14 per cento più basso rispetto a quello della produzione domestica.

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