Superbonus, dalle Poste arriva lo stop alle pratiche: ecco come cambierà
Superbonus, dalle Poste arriva lo stop alle pratiche: ecco come cambierà
La decisione di Poste italiane di sospendere l’accettazione di nuove pratiche per il Superbonus mette in dubbio uno della misure simbolo del secondo governo Conte, nel mirino del nuovo governo di centrodestra. La decisione annunciata ieri è temporanea, riguarda solo nuove pratiche per la cessione dei crediti e non coinvolge le istruttorie in corso. Ma il futuro dell’agevolazione è sempre più incerto, con l’avvicinarsi della scadenza di fine anno per la prossima legge di bilancio, in cui la maggioranza intende mettere mano ai bonus edilizi.
Questi, secondo il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, stanno causando “rilevanti maggiori oneri” rispetto alle stime. “L’incremento, sulla base delle informazioni al primo settembre, segnala uno scostamento complessivo di 37,8 miliardi di euro sull’intero periodo di previsione”, ha detto il ministro leghista in audizione all’approvazione della Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef). Negli anni 2023-2026, ha aggiunto Giorgetti, questi oneri determineranno un calo delle imposte dirette per importi compresi tra 8 e 10 miliardi in ciascun anno, “che potrebbe pregiudicare l’adozione di altre tipologie di intervento”.
Il Superbonus consente infatti ai contribuenti di ottenere una detrazione al 110% del costo delle ristrutturazione per rendere gli edifici ecocompatibili, che va a ridurre l’ammontare delle imposte dovute allo stato nell’arco di cinque anni. Alternativamente, l’impresa edile può riconoscere al cliente uno sconto direttamente in fattura, acquisendo il credito fiscale che può essere poi ceduto nuovamente. La misura, assieme ad altri bonus introdotti negli scorsi mesi, è stata accusata di aver incentivato abusi e truffe, senza prevedere controlli adeguati. Secondo i promotori invece, ha contribuito in maniera decisiva a stimolare la ripresa dalla crisi innescata dalla pandemia.
Tra le modifiche che potrebbero essere introdotte nella prossima manovra, si sta discutendo se ridurre al 90 percento la detrazione. Secondo Il Corriere della Sera, le cessioni dei crediti finirebbero così per coprire solo il 75 percento del costo dei lavori alle condizioni di mercato attuali, dopo l’aumento dei tassi d’interesse degli ultimi mesi. Considerando anche le spese non detraibili, la quota di spesa che dovrebbe essere coperta dai committenti passerebbe al 30 percento.
Anche con le modifiche, la detrazione al 110 percento dovrebbe continuare a valere anche nel 2023 per i lavori in condominio in cui risulti depositata una Comunicazione di inizio lavori asseverata per il superbonus (Cilas). Una scelta diversa aprirebbe infatti a numerosi contenziosi con le imprese. Escluso che il calo al 90 percento possa essere posticipato, dal momento che è già prevista dalla legge una riduzione al 70 per cento dal 2024.
Secondo il sottosegretario all’Economia Federico Freni, si sta inoltre valutando se allungare per le banche i termini entro cui è possibile scontare i crediti acquisiti per il Superbonus, portandoli a sette o otto anni, dai quattro previsti precedentemente. Il prolungamento sarebbe accompagnato da un meccanismo di compensazione, per consentire alla banca di continuare a pagare il credito come se la durata fosse di quattro anni.