Smartworking, gli esperti (Rödl & Partner): “Predisporre da subito accordi individuali per il lavoro agile, spinta per la competitività delle aziende”
Dopo una lunga serie di proroghe che rincorrevano le scadenze fissate dai vari decreti emergenziali, il 31 agosto scorso è scaduta la deroga che ha permesso alle aziende di applicare lo smartworking per più di due anni senza necessità di concludere coi propri dipendenti gli accordi individuali previsti della legge 81/2017.
Questa scadenza ha inevitabilmente portato consulenti e professionisti delle risorse umane delle aziende a correre ai ripari durante il periodo estivo, salvo poi scoprire il 21 settembre scorso che il legislatore ha reintrodotto la sopracitata deroga fino al 31 dicembre 2022.
“A causa di questi continui ribaltamenti di fronte gli operatori del settore si trovano spesso spiazzati – commenta Sara Rossi, avvocato esperto in diritto del lavoro di Rödl & Partner, multinazionale della consulenza presente in 48 paesi tra cui l’Italia – Infatti, fino al 31 dicembre le aziende possono nuovamente introdurre lo smartworking semplicemente comunicando al Ministero del lavoro il nominativo dei lavoratori coinvolti, senza necessità di concludere alcun accordo individuale.”
Dopo la scadenza, sarà invece richiesta la stipula di appositi accordi coi lavoratori, che siano rispettosi sia della legge 81/2017 che del protocollo firmato dal Ministero con le parti sociali il 7 dicembre 2021. Questi accordi non dovranno più essere inviati al Ministero, ma sarà sufficiente la compilazione di appositi moduli sul portale servizi del Ministero stesso.
Inoltre legge di conversione del decreto cd. Aiuti-bis ha reintrodotto anche il diritto allo smartworking al 100% per i genitori di figli con meno di 14 anni e per i lavoratori fragili, a condizione che le loro mansioni siano compatibili con questa modalità lavorativa.
“Alla luce di tutto questo –– sottolinea l’avvocato Rossi di Rödl & Partner – per le aziende è consigliabile di cominciare fin da subito, ovvero senza aspettare la naturale fine della deroga, a predisporre e sottoscrivere gli accordi individuali di smartworking con i propri dipendenti, abbandonando così l’ormai sorpassata ottica emergenziale e sfruttando questa innovazione per accrescere la loro produttività e competitività sul mercato.”