Reddito di cittadinanza, le Regioni si preparano al caos: “Centri per l’impiego mai pronti il 1° aprile”. È scontro con il Governo
Neanche è entrato in vigore che il Reddito di Cittadinanza [qui tutto quello che c’è da sapere] ha creato già il caos nelle Regioni e, di conseguenza, nei centri per l’impiego. Lo scontro è andato in scena ieri, lunedì 21 gennaio, durante l’incontro tra gli assessori regionali al Lavoro e alle Politiche attive e il ministro Luigi Di Maio. Sul tavolo, soprattutto il tema dei “navigator”.
A spiegare a TPI quanto accaduto è l’assessora alle Politiche attive per il lavoro e ai Centri per l’impiego della Regione Toscana, Cristina Grieco, e coordinatrice della IX Commissione della Conferenza delle Regioni (istruzione, lavoro, ricerca e innovazione): “Abbiamo incontrato il ministro dopo mesi in cui la comunicazione istituzionale si era interrotta e ci siamo trovati sul tavolo un decreto approvato il cui testo non ci è mai stato trasmesso ufficialmente”.
Al netto della prassi istituzionale e di un iter legislativo che “non ha minimamente coinvolto le Regioni”, che poi “sono gli enti che gestiscono i centri per l’impiego e che saranno chiamati ad applicare il Reddito di Cittadinanza”, il vero problema sono le “criticità emerse” sul provvedimento simbolo del Movimento 5 stelle.
Criticità che il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha riassunto in un post su Facebook che avverte il governo: “Siamo pronti ad andare alla Consulta”. Al centro, la questione degli ormai famosi ‘navigator’ e l’infornata di assunzioni che coinvolgerà l’Anpal (Agenzia nazionale politiche attive del lavoro) e i Centri per l’impiego: 6mila più 4mila. Diecimila in tutto.
Le Regioni, rappresentate al ministero del Lavoro dall’assessora Grieco, chiedono “trasparenza, chiarezza” e, soprattutto, “il rispetto delle reciproche competenze”. Ad assumere i futuri dipendenti dei Centri per l’impiego devono infatti essere le Regioni “e non il ministero del Lavoro tramite la sua agenzia”.
Questa materia, spiega Grieco a TPI, “è competenza delle Regioni, come stabilito dalla Costituzione”. E in Regione si ‘entra’ per concorso pubblico. Per questo sono già allo studio le valutazioni di eventuali profili di incostituzionalità dei provvedimenti governativi.
Quanto sta accadendo sul Reddito di Cittadinanza, ci spiega la coordinatrice della IX Commissione della Conferenza delle Regioni, “non sta in né in cielo né in terra. Di Maio parla di 6mila navigator, nel decreto è prevista la loro contrattualizzazione da parte dell’Anpal ma per soli due anni”. Si tratta “di una nuova immissioni di precari nell’agenzia” con “futura promessa di stabilizzazione” da parte delle Regioni.
Partiamo dai problemi di metodo: per fare “in fretta” Di Maio ha annunciato che i 6mila navigator saranno assunti con un semplice colloquio, “per fronteggiare così l’unico, reale bisogno del governo, quello della velocità”. Ma “si assume per professionalità, non per essere in tempo con scadenza auto-prefissate per incassare un ticket elettorale”.
Ma la vera questione è tutta pratica: “Dove presteranno la propria attività questi 6mila navigator”? Nei centri per l’impiego, la risposta di Di Maio. “Ma non c’è nemmeno lo spazio fisico in cui metterli. E poi saranno dipendenti Anpal, mentre nei centri ci sono dipendenti assunti dalle Regioni”. Da qui il secondo problema: “Come saranno coordinati due tipi di personale diverso, con contratti diversi, capi diversi, stipendi diversi, compiti diversi?”.
E ancora: “A quale piattaforma informatica avranno accesso? A quella approntata dal Ministero? E i dipendenti dei Centri per l’Impiego lavoreranno sulle vecchie piattaforme o su quella nuova?”. Domande, poste sul tavolo dell’incontro organizzato da Di Maio, che preannunciano “problemi organizzativi pesanti”. Risposte? “Nessuna. Nemmeno alla questione più semplice: dove lavoreranno”.
L’incontro, spiega a TPI il vicecoodinatore della IX Commissione della Conferenza delle Regioni, Claudio Di Berardino (assessore al lavoro del Lazio) si è chiuso con un “arrivederci alla prossima settimana” ma intanto il Movimento 5 stelle, il giorno successivo, “ha continuato con i suoi proclami da un palco di una Convention”. Gli assessori competenti si aspettavano spiegazioni. “Nulla di fatto”.
C’è poi il tema delle piattaforme informatiche, tassello fondamentale dell’intero apparato del Reddito di Cittadinanza: “Noi non le abbiamo viste, non sappiamo ufficialmente nemmeno se ci saranno, se saranno operative e rodate”. La speranza è che il nuovo sistema operativo “sia dialogante con i sistemi operativi regionali”. Pe questo è “impensabile anche solo sperare che tutto sia operativo già il 1° aprile”, come annunciato dal ministro”.
La paura delle Regioni, “tutte, senza differenza di colori”, ci spiegano i due assessori regionali, è che tra poco meno di due mesi, nei centri per l’impiego sarà il caos: “Abbiamo servizi sottodimensionati non solo come organico e professionalità, ma come strutture e infrastrutture. Pensate” racconta a TPI l’assessora toscana, “che quando siamo andati con il governo in Germania per studiare il sistema tedesco siamo stati avvertiti: ‘Noi ci abbiamo messo 4 anni per entrare a regime’. È impensabile fare tutto in appena tre mesi”.
Ma lo scontro e i problemi non sono destinati a finire con l’entrata in vigore del Reddito di Cittadinanza: tra due anni – quindi il 1° aprile 2021, prendendo per buona la data simbolo scelta dal governo – i 6mila navigator che saranno assunti, a chiamata, da Anpal dovranno passare in organico alle Regioni che intanto, con concorso pubblico, avranno assunto altre 4mila persone “a tempo indeterminato”.
Servirà un nuovo concorso, spiega a TPI Di Berardino “che non può essere limitato ai 6mila precari – perché questo saranno – Anpal”. Dovrà essere un concorso pubblico e il risultato previsto è una “guerra tra i dipendenti Anpal e tutti gli ‘esterni’ che si iscriveranno per diventare navigator presso le Regioni”. Il risultato: ci saranno centinaia, se non qualche migliaia di navigator ex Anpal che resteranno senza lavoro.
Ulteriore problema: i tempi. “Anche qui non ci siamo” ci spiega l’assessore al lavoro del Lazio. “Se consideriamo che per assumere le 4mila persone nei centri per l’impiego le Regioni dovranno prima veder firmare l’intesa in Conferenza delle Regioni sulla distribuzione territoriali dei neoassunti, poi attendere il decreto ministeriale, quindi promuovere la selezione pubblica per le procedure di reclutamento” i tempi sono lunghissimi.
Poi c’è il bando regionale da pubblicare, le procedure concorsuali da avviare o le graduatorie da scorrere a livello di singole Regioni. Una stima: “Nelle Regioni che andranno a passo spedito parliamo almeno di sei mesi-sette mesi”.
Per andare avanti senza intoppi “c’è una sola strada. Trovare un accordo con le Regioni prima della conversione in legge del decreto sul Reddito” perché “le politiche del lavoro sono prerogativa delle Regioni e non del governo” che “non può imporre dipendenti nei centri per l’impiego”. E senza un (nuovo) patto la strada è solo una: il ricorso alla Corte Costituzionale.